di
Luca Zuccala

Negli ultimi mesi si sono viste poche vendite di top lot. Ma Sotheby’s a New York rimette in moto grandi attese con un’opera del pittore viennese stimata 150 milioni di dollari. Mentre l’aliquota al 5%, la più bassa nella Ue, apre da noi opportunità di business

Si fa presto a dire mercato. Ma la segmentazione, anche nell’arte, genera isole che meritano un’analisi individuale, pur tenendo lo sguardo vigile sull’arcipelago interconnesso che vanno a comporre. Esistono cosmi e microcosmi, dove attese e risultati, a seconda delle aspettative, assumono sfumature differenti. Quel che accade in Italia, per esempio, risulta solo in parte intersecarsi con il trend generale, ritagliando alla Penisola uno spazio d’eccezione. Globalmente, il 2025 sta confermando il sentimento degli ultimi mesi: domanda e offerta si stanno incontrando in una fascia di mercato intermedia, che non permette al sistema di rilanciarsi. Non è un mistero che i numeri, soprattutto nel comparto delle aste, il più trasparente e misurabile, giovino di poche e sensazionali vendite ultramilionarie. L’1% delle vendite in volume, per intenderci, valgono oltre l’80% per valore. Segmento che in questi mesi non è riuscito a esprimersi, non registrando nemmeno una vendita sopra i 50 milioni di dollari.

I numeri di un comparto in calo

Senza i suoi arieti, il mercato dell’arte — guardando ai numeri delle transazioni in asta — prosegue nella sua spirale discendente: -8,8% il saldo negativo del fine Art rispetto alla prima parte del 2024 (mentre il volume generale delle vendite di tutti i settori all’asta è -6,2% rispetto all’anno precedente, come spiega l’infografica di ArtTactic). Secondo l’Artnet Intelligence Report, nel primo semestre le aste hanno totalizzato 4,7 miliardi di dollari, in calo fino al 40,9% rispetto al primo semestre aureo del 2022. La tenuta del comparto arriva dal segmento medio-basso. Le vendite sotto i 50.000 dollari sono cresciute dell’8%, mentre il numero complessivo delle transazioni è aumentato del 6%. A impattare è la frenata trasversale di settori trainanti come l’Arte del Dopoguerra e Contemporanea che ha perso il 6,2%, oppure quella Impressionista che sta soffrendo un calo del 7,7%. Le ragioni sono differenti, in primis l’approccio generalmente più conservativo e avverso al rischio da parte degli acquirenti. La saggezza popolare suggerisce che i collezionisti si rifugino nell’arte blue-chip, ampiamente oramai storicizzata, durante le fasi di recessione. 



















































Le aspettative degli ultimi due mesi affidate a Klimt

Il giudizio ponderato e la ricerca qualitativa sostituiscono il frettoloso abbandonarsi a mode e sbornie speculative passeggere. Sempre Artnet, a tal proposito, riporta come il mercato dell’arte ultra-contemporanea sia sceso del 31,3% nella prima metà dell’anno. Certo, qualcosa all’orizzonte, guerre permettendo, potrebbe modificare lo scenario. Nelle prossime aste di Londra, Parigi e soprattutto New York le major provano a ritrovare la fiducia. Diversi, infatti, i lotti di prima fascia che si affacciano sul mercato e la cui aggiudicazione può cambiare la narrazione zoppicante degli ultimi mesi. Anzi, Portrait of Elisabeth Lederer di Gustav Klimt, che Sotheby’s venderà il 18 novembre nella Grande Mela partendo da una stima di 150 milioni di dollari, rievoca addirittura i fasti del 2022, ultimo anno in cui abbiamo visto valutazioni simili. E non è solo. L’intera Lauder Collection, a cui il dipinto appartiene, è stimata 400 milioni di dollari. Tra i top lot altri due lavori del viennese: Blumenwiese (stima 80 milioni di dollari) e Waldhag bei Unterach am Attersee (stima 70 milioni di dollari). Una loro aggiudicazione a queste cifre non sarebbe solo linfa per il fatturato della maison, ma si tradurrebbe in un’iniezione di fiducia per il sistema.

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Italia «isola felice»

La stessa che le case d’asta stanno trovando in Italia, dove i risultati di vendita nel 2025 stanno sostanzialmente ricalcando i risultati dell’anno precedente e dal primo luglio si è aggiunto un ulteriore stimolo: l’Iva sulle opere d’arte è stata ridotta dal 22% al 5%, la più bassa in Europa. Una misura storica, che secondo gli operatori può rilanciare la competitività delle piazze italiane. Sotheby’s, numeri alla mano, sta addirittura facendo meglio del 2024, con l’asta primaverile di arte moderna e contemporanea di Milano che ha raccolto 11,4 milioni euro e la vendita An Italian Collecting Journey di settembre che ha più che raddoppiato la stima raggiungendo i 4 milioni di euro. Anche le realtà nazionali stanno confermando l’andamento dei mesi scorsi, facendo ricorso a strategie differenti, le quali ruotano attorno a un’attenzione maggiore alla qualità e alla varietà dell’offerta, compensando la rarefazione dei top lot con un incremento nei volumi e nella diversificazione. Un esempio emblematico, in tal senso, arriva da Kruso Art, che ha puntato su lotti dal prezzo contenuto (anche sotto i 3 mila euro) riuscendo così ad ampliare il proprio bacino di clienti. Il modello ha portato a un fatturato di 1,3 milioni di euro nella prima metà del 2025, dimostrando che anche il piccolo collezionismo può generare risultati solidi se ben gestito.

Le mosse delle case italiane

Cambi, ad esempio, invece, ha seguito una strada diversa, giocando sulla varietà dei segmenti, esaltando antiquariato, arte visiva e alta orologeria, e fatturando 21 milioni in sei mesi. Una strategia basata sulla selezione qualitativa ha caratterizzato le attività di Finarte, che ha raccolto 17,3 milioni di euro nel semestre. Il risultato più alto è stato ottenuto con I bagni misteriosi di Giorgio de Chirico (467,7 mila euro). Pandolfini è andata controcorrente, puntando su una grande opera Old Master: Cleopatra di Artemisia Gentileschi, che ha raggiunto 595,6 mila euro, il miglior risultato del semestre per la casa. Un mercato dell’arte che sembra dunque reggersi nonostante l’incertezza generale. E che sa anche regalare sorprese storiche. Bolaffi in pochi mesi ha infatti aggiornato due volte il record di maison: prima con un Léger da 2,15 milioni di euro, poi un diamante rosa volato a 2,26 milioni di euro. Vendita che ci ricorda come il lusso sia stato il salvagente d’oro che ha retto il mercato negli ultimi anni. E che continuerà ad abbracciare il compartimento.

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20 ottobre 2025