La pietra angolare della casa costruita da mastro Max è la fase difensiva. L’ideale cartello appeso all’entrata è chiaro: “Qui non si prende gol“. Ha avuto ragione lui: in Serie A, spesso, se fai quello sei a due terzi della strada. Allegri in estate ha messo in testa ai giocatori un mantra – “percepire il pericolo” – e loro hanno attivato subito i rilevatori, con prontezza francamente superiore alle attese. Il Milan in fase difensiva ha regole evidenti: si resta stretti, compatti, con una linea da cinque (i centrali più Saelemaekers ed Estupinan), tre centrocampisti molto vicini e due attaccanti come Pulisic-Gimenez che rischiano di diventare cavalieri del lavoro per quanto aiutano senza palla. Con Leao va diversamente, ma con lui si vedrà. Quello che conta è non prendere più gol in transizione – il Milan al massimo aggredisce a inizio azione, poi si abbassa senza prendere rischi – e avere attenzione anche su angoli e punizioni, antichi problemi di Pioli e Fonseca. Allegri è secondo per gol subiti dietro alla Roma di Gasperini e primo per gol attesi, segnale che Maignan, rispetto allo scorso campionato, vive serate tranquille. Ecco, Maignan: con la Fiorentina è piaciuto il giusto ma in stagione ha mandato buoni segnali. Pare pronto per un paio di parate decisive, come se il 2022 non fosse mai finito.