Ravenna, 30 luglio 2025 – È stato ritrovato ieri, senza vita, Vittorio Buccioli, 58 anni, scomparso una settimana prima, il 21 luglio, dopo una cena a Marina Romea. Il suo corpo giaceva tra l’erba alta, a pochi metri dalla carreggiata di via delle Maone, la strada che era solito percorrere per tornare a casa. Accanto a lui, la sua moto Bmw grigia.

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L’ipotesi più probabile è quella di un’uscita autonoma di strada avvenuta quella stessa notte, ma saranno le indagini a chiarire le cause dell’incidente. Buccioli era conosciuto a Casalborsetti, dove gestiva con la moglie Mary e il figlio Erik una piadineria. Una vita serena, radicata, senza motivi per sparire nel nulla. Lunedì 21 luglio aveva cenato con un amico in uno stabilimento balneare di Marina Romea. Ripartito verso le 22.30, non è mai arrivato a casa. La famiglia, allarmata, si è rivolta la mattina successiva alla stazione dei carabinieri di Marina Romea per denunciarne la scomparsa.

Secondo quanto riferito dall’avvocato Barbara Iannuccelli dell’associazione Penelope – che tutela le famiglie di persone scomparse – è stata proprio l’Arma a ipotizzare in prima battuta un allontanamento volontario. Una spiegazione che i familiari non hanno mai creduto plausibile, anche in virtù della vita regolare e affettivamente stabile condotta da Buccioli. Nonostante la denuncia tempestiva, le ricerche istituzionali si sarebbero attivate solo mercoledì 24 luglio. “La legge del 2012 prevede l’attivazione immediata delle ricerche – spiega Iannuccelli – ma ancora oggi troppe famiglie si sentono dire che bisogna aspettare 48 ore. È un errore che può costare la vita”. Già da martedì, in autonomia, l’associazione Penelope aveva organizzato un gruppo di volontari che ha perlustrato la zona, anche oltre una sbarra sorvegliata da un custode, con il supporto dei carabinieri forestali. Le prime ricerche ufficiali si erano però concentrate lungo la statale Romea, fuorviate da un aggancio telefonico alla cella di Bellocchio, nel Ferrarese: un’area ampia, che copre fino a 5 km di raggio, senza offrire un’indicazione precisa.

A fare la differenza, alla fine, è stato il figlio Erik, che per giorni non ha smesso di cercare il padre. Grazie a un AirTag installato sulla moto del genitore, e dopo essere riuscito a recuperare la password necessaria a collegare il proprio telefono al sistema di tracciamento, ha ottenuto una posizione precisa: via delle Maone. Erik si è recato sul posto e lì ha trovato il corpo del padre, celato dall’erba alta e fuori dallo sguardo dei passanti. Sul luogo del ritrovamento è intervenuta la Polizia locale di Ravenna per i rilievi. Non ci sono segni evidenti sull’asfalto, nessuna telecamera lungo quella strada periferica, mentre la moto è stata posta sotto sequestro per verificare l’eventuale coinvolgimento di altri veicoli.

“Tutti possiamo essere vittime di un incidente – conclude l’avvocato Iannuccelli – e non è accettabile che in assenza di prove si parli con leggerezza di allontanamento volontario. In queste situazioni, la rapidità delle ricerche può cambiare tutto. E ogni ora persa, a volte, è decisiva”.