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Una caduta libera, nel vero senso della parola. Il “Grande Fratello” sta toccando il punto più basso della sua storia televisiva con numeri che non lasciano spazio a troppe interpretazioni. Se l’esordio del 29 settembre scorso era perlomeno risultato accettabile, con un 20,4% di share dignitoso, pari a 2,8 milioni di spettatori, nelle settimane successive è scattato l’allarme rosso a fronte di una percentuale crollata al 15,5, al 14,4 e, lunedì 20 ottobre, al 14,2%. Tradotto: un milione di persone perse per strada nell’arco di appena tre settimane.
Simona Ventura non è il problema
Si potrebbe pensare che il problema stia nel timoniere, ovvero in una Simona Ventura che ha raccolto la staffetta da Alfonso Signorini, per cimentarsi in una versione ‘nip’ del reality che Mediaset aveva accantonato da più di un lustro. Nulla di più sbagliato.
Certo, che la Ventura non sia più quella de “L’Isola dei famosi” è assodato e chiaro a tutti. Sono spariti effervescenza, energia e spirito goliardico di un tempo, sostituiti da un rispetto ossequioso della scaletta. Ma scagliarsi contro il manico, ignorando il resto, significherebbe nascondere gli enormi problemi sotto al tappeto.
La verità è che il marchio “Gf” è bollito
La verità è che il marchio “Gf” è bollito. E non da quest’anno. Il limone è stato spremuto fino all’ultima goccia ed il format è praticamente svuotato, aggravato da un anacronismo che solamente a Cologno fingono di non vedere.
La trasmissione non ha più niente da dire e da offrire. La tavola è vuota e il menù privo di pietanze. Alla base manca lo scopo della missione, con l’azzeramento dei concetti primari di clausura e di privazione, a cui si aggiunge l’assoluto annacquamento del principio voyeuristico, superato in un’epoca in cui i social regalano già a monte ai vari concorrenti la loro diretta online quotidiana.
Fa specie, tuttavia, che il ‘funerale’ venga celebrato nei mesi dei festeggiamenti delle nozze d’argento del programma, arrivato per la prima volta sugli schermi italiani nel settembre del 2000. E fa sorridere, per non dire altro, la decisione del Biscione di oscurare il meraviglioso doc celebrativo – relegato su Mediaset Infinity – che molto probabilmente avrebbe raccolto più successo e gradimento di questa ennesima e piatta edizione.
Il bellissimo documentario sui 25 anni del “Grande Fratello” che non fa notizia. L’avesse prodotto Netflix…Il Grande Fratello è ormai trasparente: nessuno ne parla, nessuno si indigna
Il paradosso di questo “Grande Fratello” sta inoltre nell’assenza di giudizio. Né positivo, né tantomeno negativo. Nessuno si scaglia contro i contenuti, nessuno si indigna, nessuno ne parla male. Praticamente trasparente, privo di ogni appeal e interesse, a riprova di come il pubblico abbia evidentemente raggiunto un livello di saturazione che solo a Canale 5 non hanno colto.
Che il vaso fosse colmo lo si sarebbe dovuto capire al termine della passata stagione, con “L’Isola” che ha pagato lo scotto di essere arrivata dopo il flop di “The couple” che, a sua volta, aveva subìto l’eredita di sei mesi estenuanti di “Gf”.
Occorrerebbe pertanto staccare la spina, come Mediaset fece (senza pietà) con “La Talpa”, che perlomeno offriva qualcosa di inedito sul fronte della narrazione e della costruzione. La chiusura, in quel caso, giunse anticipatamente, con gli ultimi episodi – già girati e confezionati – raccolti in un unico e lunghissimo appuntamento finale, quando al contrario si sarebbero potuti ricollocare su Italia 1 (rete che, tra l’altro, si sarebbe identificata meglio con il prodotto).
Purtroppo, però, il pericolo concreto è quello di ritrovarsi a gennaio con in onda il “Gf Vip”, convincendosi magari che con i personaggi noti (o pseudo tali) la minestra appaia meno scadente. Qualora accadesse, si tratterebbe dell’ennesima illusione. Il paziente è deceduto. Inutile continuare a portarlo in giro come Bernie Lomax in “Weekend con il morto”, simulando che non lo sia.