La Svizzera sta vivendo, nell’ultimo periodo, una situazione di particolare pressione nel settore della panificazione. In difficoltà sia i produttori industrali, alle prese con fallimenti aziendali e licenziamenti, sia le piccole panetterie. Il paradosso è che il prezzo del pane scende ma, di pari passo, l’aumento dei costi e il calo della domanda sta provocando, in determinati casi, diversi disagi.
I disagi nel settore
Per spiegarlo, il portale “Swissinfo.ch” cita alcuni episodi eclatanti. Ad esempio, quello che riguarda il gruppo Aryzta, tra i leader a livello mondiale della produzione di prodotti da forno surgelati. Che ha deciso di tagliare decine di posti di lavoro tra i suoi oltre 7mila dipendenti a livello globale. “Purtroppo si tratta di una necessità nel settore”, ha spiegato il ceo dell’azienda, Urs Jordi, sottolineando ancora che il gruppo è in sofferenza per l’aumento dei costi generali e per la tendenza, sempre più estesa, di un consumo moderato dei prodotti della panificazione. Dalla Svizzera tedesca, poi, arriva l’esempio della celebre panetteria Limmatbeck che ha dovuto dichiarare fallimento lo scorso mese, chiudendo diversi negozi. Mentre la catena Migros ha deciso di chiudere il proprio stabilimento di pane fresco a Münchenstein per trasferire la produzione, anche considerando il fatto che la domanda è diminuita. In tutto ciò, in Svizzera, pare essersi scatenata una sorta di “guerra dei prezzi”, soprattutto sul pane standard da 500 grammi. Basti pensare che, proprio di recente, il discount Aldi ha proposto questo prodotto a 99 centesimi. E, in risposta, anche i grandi distributori hanno annunciato riduzioni di prezzo. Con una conseguenza diretta su molte piccole panetterie i cui costi salariali, energetici e di affitto sono più elevati, non consentendo così una pari proposta.
Alcuni dati utili ad inquadrare la situazione
Per ragionare sul fenomeno, inoltre, si può osservare anche il numero dei membri dell’Associazione svizzera mastri panettieri-confettieri che negli ultimi decenni si è sostanzialmente dimezzato, passando da quasi 3300 nel 2005 a 1700 nel 2025. E pure a livello internazionale la tendenza del settore non si discosta molto da quanto succede in Svizzera, con i grandi produttori che chiudono stabilimenti, razionalizzano le reti o effettuano acquisizioni per sfruttare le economie di scala e distribuire i costi fissi. Così succede, ad esempio, in Germania, con la panetteria Leifert che ha presentato istanza di fallimento o in Spagna con la catena Bimbo che ha dovuto tagliare diverse centinaia di posti di lavoro. Tale situazione, secondo gli esperti del settore, potrebbe portare alla sopravvivenza solo per coloro che lavorano in modo efficiente, innovativo e che propongono prodotti di estrema qualità.

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