Ciao a tutti! Weekend denso di eventi, quello passato: a Phillip Island la grande Aprilia, a Jerez le scintille tra Bulega e Toprak, tante emozioni tra MotoGP e Superbike. Al punto che nel nostro DopoGP del lunedì sera abbiamo dedicato mezzora alle derivate: con l’incidente nella Superpole race e le reazioni a caldo, certo, ma anche con la tempestiva ricomposizione a freddo, con Jonathan Rea che ha chiuso la carriera dei sei titoli mondiali, con Razgatlioglu e Nicolò proiettati verso un eccitante 2026, con le due formule a confronto nella guida e nel futuro. Spazio alla SBK, non al sensazionalismo.
Ora vorrei tornare proprio su questo, sull’incidente al primo giro della gara breve SBK che per fortuna non ha cambiato le sorti del campionato: il titolo era ormai nelle mani del pilota turco e della BMW, sarebbe stato un disastro concludere con un episodio discutibile. Perché discuterne si può: per la direzione di gara si è trattato di un incidente da penalizzare con la minima sanzione; per noi è stato un contatto che non definiremmo involontario, ma che tra le derivate fa parte del gioco per una serie di ragioni tecniche e sportive (come abbiamo approfondito in DopoGP). Per tanti appassionati italiani è stato un confronto normalissimo e invece, per i tifosi turchi, naturalmente no.
Fischi e urla alla premiazione della Superpole race, come era naturale attendersi perché erano arrivati in tanti a festeggiare il terzo titolo mondiale di Toprak. E poi addirittura insulti e vere minacce sulle pagine social di Nicolò, della sua ragazza, della famiglia e del team rosso. Al punto che l’italiano, non si sa mai, è stato scortato dalla polizia per il resto della giornata.
Mettiamo un po’ in ordine le cose? I fischi non dovrebbero indignare proprio nessuno: a nostro modo di vedere è lecita la disapprovazione, anche la più rumorosa, come è lecito l’applauso. Sugli insulti e sulle minacce -come del resto sull’esultanza becera per la caduta di un pilota- il discorso è completamente diverso e coloro che confondono i due piani sono in malafede. Potete pensare che chi, come noi, ha dedicato anni ed energie alla sicurezza in pista e in strada, possa stare dalla parte dei facinorosi esaltati dai social?
Come diceva qualcuno di importante già dieci anni fa, “i social sono un fenomeno positivo ma danno diritto di parola anche a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Ora questi imbecilli hanno lo stesso diritto di parola dei Premi Nobel”. Umberto Eco.