Tra gli studi coinvolti, Archisbang, Campomarzio, Didone Comacchio ed Ellevuelle architetti raccontano un’Italia laterale e concreta, mentre progetti come Piazza Cortevecchia a Ferrara, firmata da INOUT, restituiscono alle comunità spazi pubblici capaci di costruire nuove centralità urbane. Il libro non è un atlante esaustivo, ma una selezione viva, frutto di un percorso fisico e intellettuale tra luoghi, opere e comunità, condotto a passo lento. «Non si procede di corsa da un progetto all’altro, ma si lascia spazio al tempo della scoperta, alla relazione con il luogo e alle sue stratificazioni storiche. Lo sguardo si concentra sulla micro-scala: dettagli, materiali, terreno, vegetazione e memoria del paesaggio. Il progetto non è un oggetto isolato, ma parte di un ecosistema e di una comunità. La narrazione nasce dagli incontri: non solo disegni o render, ma storie di persone, processi e trasformazioni, dove la dimensione umana diventa parte integrante dell’opera. Il paesaggio è protagonista, non sfondo: con le sue pendenze, i suoi orizzonti e i suoi caratteri unici. Non c’è ricerca di spettacolarità, ma di gentilezza: l’architettura è esperienza, uso e trasformazione, più che immagine. Il racconto affianca fotografie, mappe, schizzi e testimonianze, piccoli segni che restituiscono il legame vivo tra progetto e luogo. Questo approccio sposta l’attenzione da “architettura bella” a “architettura significativa”, da immagine a esperienza, da contenuto visuale a relazione», spiega il curatore.

Palaluxottica di Studio Bressan.
©Simone Bossi.Confronto, ascolto e apertura
Viaggio in Italia 2 è così un invito a guardare l’architettura contemporanea con uno sguardo critico, capace di cogliere qualità nascoste: dettagli, contesti diversificati, progetti nati da bandi pubblici, da concorsi o da committenti che scelgono di operare in luoghi inusuali. «Oggi il turismo è consumistico, veloce, orientato alla “cartolina” e al “da vedere”. L’esperienza è certa e preconfezionata, spesso dominata da monumenti e icone. Viaggiare per scoprire architetture e comunità richiede apertura e ascolto: si va nei luoghi non per “vedere”, ma per capire, per confrontarsi con contesti vivi, per interrogare la relazione tra costruito e sociale. Nel turismo, l’architettura è spesso “attraente”, un oggetto espositivo; nel viaggio architettonico diventa un “testo” da leggere, da decifrare».