di
Diana Cavalcoli
L’incidenza del lavoro irregolare è stata più rilevante nel terziario (13,9%) e ha raggiunto livelli particolarmente elevati nel comparto degli Altri servizi alle persone (40,5%)
In Italia il lavoro nero, dopo un calo nel post pandemia, torna crescere. Basta pensare che nel 2023 più del 9% del Prodotto interno lordo italiano è frutto di un’economia sommersa che coinvolge 3 milioni e 132mila persone (in crescita di oltre 145 mila unità rispetto al 2022, +4,9%). A inquadrare la ripresa del nero e del lavoro sommerso è l’Istat nel suo ultimo report sull’ economia nascosta. Nell’indagine si rileva come questo salto del lavoro irregolare (+4,9%) sia quasi il doppio rispetto a quella dell’input di lavoro regolare: quest’ultimo ha registrato nel 2023 un aumento del 2,4% (circa +503.500 Ula).
Quanto vale il lavoro nero?
La cosiddetta economia «non osservata», che include le attività illegali e si stima valga 217,5 miliardi di euro (+ 7,5%) rispetto al 2022, è in espansione. Soprattutto se si considera che sul valore aggiunto circa 185 miliardi sono prodotti dal sommerso nel lavoro, alimentato da sotto-dichiarazioni e lavoro non in regola. Su questo fronte i dati sono preoccupanti, posto che si parla di valore aggiunto occultato tramite comunicazioni intenzionalmente errate del fatturato e/o dei costi, quindi sotto-dichiarazioni, o generato da lavoro irregolare.
I settori
Ma quali sono i comparti dove il lavoro irregolare è più diffuso? Sul podio il terziario con un’incidenza del 13,9%. Il nero ha poi raggiunto livelli particolarmente elevati nel comparto degli Altri servizi alle persone (40,5%), dove si è concentrata la domanda di prestazioni lavorative non regolari da parte delle famiglie. Resta significativa la presenza di lavoratori irregolari in Agricoltura (17,6%), nel Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (15,0%) e nelle Costruzioni (12,8%).

L’appello dei sindacati
«Il lavoro nero è un fenomeno che riflette un grave peggioramento dei diritti e delle tutele come della crescita della concorrenza sleale verso le tante imprese serie che rispettano leggi e contratti» rileva la Cgil « ed è l’effetto di politiche sbagliate e non incisive, della riduzione della capacità produttiva, del calo della qualità nella produzione di beni e servizi». La Uil sottolinea invece la necessita di «aumentare la tracciabilità di tutte le transazioni».
21 ottobre 2025
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