Quella 2025 è stata un’altra stagione straordinaria per Tadej Pogačar. Come già accaduto lo scorso anno, il fenomeno sloveno ha vinto e dominato in quasi tutte le corse alle quali ha partecipato, conquistando, tra i principali successi, il quarto Tour de France della carriera, il secondo Mondiale consecutivo e il quinto Lombardia di fila, ma anche il secondo Giro delle Fiandre e la terza Liegi-Bastogne-Liegi. In pratica, ogni volta che si schiera al via di una gara, il portacolori della UAE Team Emirates XRG lascia quasi sempre solo le briciole agli avversari, spesso rassegnati a lottare per la seconda posizione. Per loro c’è però un’altra brutta notizia: a darla è Joxean Matxin, direttore sportivo della formazione emiratina, in un’intervista rilasciata a Diario del Triathlon.

“Qual è il limite massimo di Pogačar? È una domanda che mi è stata posta molte volte e ho cercato di evitarla perché non sapevo rispondere, ma ora ne sono certo. Tadej ha ancora margini di miglioramento. Si tratta di una percentuale minima, ma vogliamo lavorarci per raggiungere il suo vero limite massimo. Parlando con il suo allenatore Javier Sola, con il nutrizionista… vediamo che ha ancora margini di miglioramento, che ha la motivazione per farlo e che è possibile riuscirci”.

Il DS spagnolo analizza l’annata del campione del mondo ed europeo: “È la migliore stagione della sua carriera. Quest’anno è stato splendido perché, nonostante abbia corso meno, le gare sono state migliori e con obiettivi più definiti. Sono d’accordo con lui su questa affermazione, perché ha raggiunto tutti gli obiettivi tranne la Milano-Sanremo, che è una gara molto complicata […] Anche se dobbiamo essere umili, raggiungere questo risultato è spettacolare“.

Ma come si mantiene motivato un corridore che ha già vinto così tanto? “Ci siamo riusciti apportando diverse modifiche al suo programma. Alcuni anni ha fatto Jaén, Andalusia, altri cambiamenti come Parigi-Nizza invece della Tirreno Adriatico… ad esempio, una volta vinta la Volta a Catalunya, abbiamo guardato alle classiche come motivazione per impegnarci e prepararci in modo diverso […] Sono gare che richiedono un allenamento invisibile di lunga durata, con molti giorni lontani da casa, e anche questo è competere”, ha concluso Matxin.