Un coleottero contro una ruspa. Andrea Dominizi, 17 anni, ha vinto il titolo di Young wildlife photographer of the year 2025 ed è il primo italiano nella storia del concorso a ottenere il massimo riconoscimento per fotografi naturalisti under 17. Il giovane fotografo si è imposto nella sessantunesima edizione del Wildlife Photographer of the Year, il più importante concorso di fotografia naturalistica al mondo, organizzato ogni anno dal Natural history museum di Londra. La fotografia vincitrice mostra un coleottero della specie Morimus asper sui Monti Lepini, nel Lazio, in un’area dove si faceva disboscamento. L’annuncio dei vincitori – che ha premiato circa un centinaio di scatti considerando tutte le categorie – è stato dato martedì 14 ottobre durante la cerimonia nella capitale britannica.
Il racconto di distruzione e resilienza
La fotografia di Andrea Dominizi è stata scelta tra le oltre 60.636 candidature arrivate da 113 paesi, un numero record per il concorso. L’immagine, che si intitola After the destruction, è stata scattata nei Monti Lepini, le alture calcaree che si trovano tra le province di Latina, Roma e Frosinone. Il fotografo ha trovato il coleottero delle longicorni durante una delle sue esplorazioni nell’area, un territorio che in passato veniva usato per tagliare i faggi secolari. Dal punto di vista compositivo, l’immagine usa un gioco prospettico che fa sembrare il minuscolo coleottero grande quanto i mezzi meccanici, sottolineando così visivamente come il contributo di questi organismi all’ecosistema sia molto più grande delle loro dimensioni fisiche. Proprio per questo il monito implicito nella fotografia di Dominizi diventa ancora più urgente se si guarda allo stato di conservazione delle foreste italiane. I Monti Lepini, dove è stato fatto lo scatto vincitore, hanno subito nel corso dei decenni uno sfruttamento forestale progressivo che ha ridotto molto le aree boscose mature. A sua volta, la frammentazione degli habitat forestali compromette non solo la sopravvivenza dei coleotteri saproxilici, ma anche quella di molte specie che dipendono da questi ambienti.
Dietro l’aspetto tecnico, l’opera premiata racconta una doppia storia ecologica. Da un lato documenta la distruzione ambientale causata dalle attività umane, dall’altro celebra la capacità di resistenza degli ecosistemi naturali attraverso il ruolo fondamentale dei coleotteri saproxilici, cioè gli organismi che vivono nel legno morto. Questi insetti fanno parte della famiglia dei Cerambycidae e hanno una funzione cruciale nella decomposizione del legno morto, dato che quando scavano gallerie nel materiale ligneo fanno entrare i funghi che aiutano a scomporre il legno e a riciclare i nutrienti. Andy Parkinson, tra i giurati della competizione, ha dichiarato: “Spero che questa immagine, realizzata in modo così raffinato dal punto di vista estetico e compositivo, possa stimolare conversazioni, dibattiti e la consapevolezza che dobbiamo cambiare rotta dal nostro percorso attuale, perché non sono solo i nostri futuri che stiamo mettendo in pericolo”.
Il vincitore assoluto del concorso
Accanto al successo di Andrea Dominizi nella categoria giovani, è stato assegnato anche il premio per la categoria adulti, che quest’anno è andato al fotografo sudafricano Wim van den Heever, premiato per lo scatto Ghost town visitor. L’immagine ritrae una iena bruna che si aggira tra le rovine di Kolmanskop, città mineraria di diamanti abbandonata nella costa desertica della Namibia. Van den Heever ha impiegato dieci anni per ottenere l’immagine finale, utilizzando fototrappole posizionate dopo aver individuato tracce di iene nell’area. Le iene brune sono la specie di iena più rara al mondo, animali notturni e principalmente solitari, noti per attraversare occasionalmente la città fantasma durante i loro spostamenti verso la costa atlantica, dove cacciano cuccioli di otarie orsine del Capo o si nutrono di carogne. Kathy Moran, presidente della giuria del concorso, ha commentato: “Guardando questa immagine si avverte subito un senso di inquietudine: si percepisce di essere nel regno di questa iena. Mi colpisce anche l’interpretazione insolita dell’urbano: un tempo dominato dall’uomo, oggi ha cambiato padrone. Abbandonata dai minatori, la fauna selvatica ne ha preso possesso. Se vogliamo, la città si è ripopolata. È ancora una città? A mio avviso sì, solo che non è più nostra”.