Probabilmente, prima della pausa estiva, nemmeno Red Bull credeva che fosse possibile lo scenario che si è sviluppato nelle ultime gare. Verstappen è sì ancora 40 punti distante da Piastri, molti in assoluto, ma ha lo slancio dalla propria e una posizione di vantaggio, di chi ha già vissuto una lotta per il titolo iridato decisa all’ultima gara.

Austin ha certificato una sostanziale parità di prestazioni tra Red Bull e McLaren, una condizione alla quale sommare il fattore Verstappen, sempre in grado di fare la differenza. Merito al team per aver trasformato la RB21, investendo tempo e risorse su uno sviluppo che potrebbe condizionare il 2026. Oppure, come sono convinti a Milton Keynes, si dimostrerà una fase utile per avere la migliore correlazione possibile tra strumenti di simulazione e realtà della pista.

La caparbietà Red Bull

Prima ancora che Verstappen firmasse la doppia vittoria tra Sprint e GP degli USA, Laurent Mekies a Austin parlava dei meriti della squadra, “è importante sottolineare che la svolta è dovuta alle donne e agli uomini di Milton Keynes che, come abbiamo detto più volte, hanno lavorato su questa vettura, non accettando i limiti del progetto, cercando di trovare soluzioni, senza arrendersi, bilanciando il 2025 e il 2026.

Si tratta di un gruppo molto numeroso, guidato da Pierre, che è riuscito a ribaltare la situazione dopo settimane e mesi di sforzi”. L’investimento fatto sullo sviluppo della monoposto ha ripagato e a Città del Messico, prossima tappa del mondiale, dovrà dare un’altra dimostrazione di completo recupero tecnico sulla McLaren. Il tema della gestione gomme sarà attualissimo, storico punto di forza delle MCL39 in questa stagione che pare essersi ridimensionato.

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