di
Paolo Condò

A Liverpool Federico Chiesa, mattatore a Euro 2021, è finito fuori dal progetto. Ma poche squadre possono permettersi il suo stipendio. Gattuso vuole che giochi con continuità (l’anno scorso meno di “cinque partite”), ma per farlo deve ridursi l’ingaggio

La vittoria dell’Italia all’Europeo di quattro anni fa è stato un evento in tale controtendenza rispetto alla storia contemporanea della nostra Nazionale da venire derubricato a fortunata congiunzione astrale, se non proprio a miracolo. È un’analisi che fa torto alla brillantezza del c.t. Mancini, un’altra persona rispetto a quella che avrebbe distrutto la sua immagine con la scelta dell’Arabia Saudita, e alla capacità di dare il massimo di grandi giocatori al tramonto (Chiellini e Bonucci), della stella emergente Donnarumma e di alcuni talenti fin lì ondivaghi, ma baciati in quel mese da uno stato di grazia

Fra loro, un attaccante esterno veloce, tecnico e letale di nome Federico Chiesa. Limitato nelle prime gare da qualche acciacco — problema per lui ricorrente — il figlio d’arte esplose nell’eliminazione diretta cesellando due (splendide) reti decisive negli ottavi all’Austria e in semifinale alla Spagna. Chiesa all’epoca aveva 23 anni, e a fine torneo la convinzione generale era che l’Italia avesse trovato un grande attaccante.



















































Quattro anni dopo il suo è un nome buono per le ultime righe dei pastoni di mercato, un’ipotesi buttata lì — ci sarebbe anche Chiesa… — nell’eventualità che le trattative in corso per altri attaccanti esterni non vadano a buon fine. Il caso nasce essenzialmente dall’ultima stagione, passata al Liverpool a non giocare per tre motivi: 1) i soliti guai fisici; 2) l’eccesso di campioni che aveva davanti; 3) un certo ostracismo da parte dell’allenatore, Arne Slot, diffidente verso i giocatori italiani come succede a molti olandesi. Del resto noi e loro siamo due scuole tattiche prestigiose e antitetiche, un certo grado di antipatia è nelle cose. 

In un anno Federico ha giocato 466 minuti, l’equivalente di cinque partite intere diviso su 14 presenze, soltanto 4 dall’inizio. Un giocatore sparito. In questi giorni il Liverpool, toccato innanzitutto dalla tragedia di Diogo Jota, ha quasi totalmente ristrutturato il reparto offensivo acquistando Wirtz ed Ekitike, cedendo Diaz al Bayern e presto Nunez da qualche altra parte, e avvicinando il desideratissimo (e costosissimo) Isak del Newcastle. 

Sui media internazionali e analisi su questa rivoluzione si sprecano, ma il nome di Chiesa non viene mai citato, nessuno ipotizza per lui qualche spazio supplementare, l’ultimo comunicato in cui è comparso è quello che dieci giorni fa lo teneva giù dall’aereo in partenza per la tournée asiatica in corso. Non convocato.

Presentando a grandi linee la sua missione azzurra, Rino Gattuso ha detto che Chiesa verrà certamente valutato, ma a patto che giochi. Le uniche parole che poteva pronunciare perché non è che nel frattempo il calcio italiano abbia proposto chissà quali esterni d’attacco: se al centro abbiamo nuovamente delle prospettive (Kean, Lucca, più avanti Pio Esposito, Retegui se sopravviverà calcisticamente all’Arabia), sui lati l’emergenza non è risolta. Dopo l’ultima grigia stagione alla Juve, frutto anche della lunga convalescenza per la rottura di un crociato, Spalletti aveva provato a riattivarlo per l’Europeo definendolo «il nostro Sinner»: era un richiamo al Chiesa del 2021, purtroppo in Germania abbiamo (intra)visto il prequel del fantasma di Liverpool.

Se l’esperienza al top della Premier League è stata impietosa, ciò non vuol dire che Federico sia un giocatore scarso. Il problema, se vogliamo definirlo così, è che ora guadagna come se fosse un fuoriclasse. E fuori da Liverpool, dove è forte di un contratto lungo altri tre anni, nessuna squadra di calcio vero potrebbe pagarlo così. Gli stessi club in cui potrebbe finire tagliandosi parte dell’ingaggio sono pochissimi, perché Chiesa oggi è una scommessa e le cifre sarebbero comunque elevate. Ma è pensabile che a 27 anni un talento del genere sia a tal punto sfiorito da non sognare una rivincita, anche a costo di scendere più di un po’ nella classifica degli stipendi? Da questa risposta forse dipende un pezzo del nostro desiderio mondiale.

30 luglio 2025