Rescaldina (Milano), 21 ottobre 2025 – “Motivi organizzativi” sarebbero alla base del licenziamento di Rosaria Ferro, la lavoratrice 55enne di Cislago, nel Varesotto, madre di un figlio di 18 anni, colpita da un tumore al seno. E la decisione, risponde la “Recuperator” di Rescaldinasarebbe stata “presa prima di conoscere la sua malattia”. Inoltre, “le due unità di personale subentrate alla donna sono arrivate a rinforzo dopo guasti tecnici e malfunzionamenti temporanei che hanno determinato ritardi nella produzione. Il subentro riguarda contratti di brevissima durata, entrambi in via di terminazione”.

Rosaria Ferro, 55 anni

Rosaria Ferro, 55 anni

Così la “Recuperator” di Rescaldina, nel Milanese (che ha ricevuto il riconoscimento Italy’s Best Employers per la qualità dell’ambiente di lavoro), si difende dalla accuse del sindacato degli atipici Nidil Cgil Ticino Olona, che ieri ha denunciato il licenziamento della donna, separata con un figlio, rientrata al lavoro dopo la malattia quest’anno per 6 ore al giorno secondo le indicazioni del medico del lavoro, contro le classiche otto.

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L’azienda e le normative sulla privacy

L’azienda ribadisce che Ferro resta dipendente dell’agenzia per il lavoro terza e che il suo operato è stato in regola con “valutazioni organizzative a livello di investimenti e successiva ripianificazione della forza lavoro”, assunte quando l’azienda “non poteva conoscere lo stato di salute della lavoratrice, né prevederne l’aggravamento, secondo quanto previsto dalle normative vigenti in materia di privacy e tutela dei dati personali”.

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La riorganizzazione, la proposta di ricollocazione e le prescrizioni mediche

Di più, dice l’azienda: a Rescaldina dopo la riorganizzazione del reparto sigillatura dove Ferro lavorava si era valutata “la possibilità di una ricollocazione interna, purtroppo tale opzione non è poi risultata praticabile, in considerazione delle sopravvenute limitazioni indicate dal medico competente in conseguenza alla malattia”.

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La denuncia di Rosaria al “Giorno”

“Sono un’operaia che è sempre stata in prima linea nella produzione – ha raccontato Rosaria Ferro al Giorno  – veloce e apprezzata. Perché hanno deciso di licenziarmi?”. La 55enne si era sottoposta all’operazione chirurgica per l’asportazione del tumore al seno, poi alla radioterapia, ed era rientrata al lavoro con i controlli periodici da svolgere e una “idoneità con limitazioni” certificata dal medico. Fino a una data, il 12 settembre, rimasta scolpita nella mente. “Mi ha chiamato una responsabile dell’agenzia – aveva raccontato Rosaria – e mi ha detto che l’azienda per cui ho lavorato per quattro anni dal prossimo 4 novembre avrebbe cessato il mio contratto. Una scelta immotivata, siamo pieni di lavoro e nel frattempo hanno inserito altre sei persone”.

La presa di posizione del sindacato

Rosaria è stata trattata come una “lavoratrice usa e getta”, ha sottolineato invece la Cgil, perché non è una dipendente diretta dell’azienda ma lavora con un contratto di staff leasing, “ceduta“ dall’agenzia per il lavoro che l’ha assunta: “Se la signora fosse stata dipendente diretta – ha rimarcato il sindacato – non sarebbe stato possibile un licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo oggettivo. Per chi lavora in somministrazione queste tutele non valgono”. Dal 4 novembre, quindi, Rosaria Ferro tornerà in carico all’agenzia per il lavoro, senza alcuna certezza sulla ricollocazione in un’altra azienda.