Il futuro passa dal passato? A volte sì… ed è quello che sta succedendo alla Soudal-Quick Step. Il Wolfpack sta tornando al suo DNA originale: le classiche. Quelle gare che l’hanno resa la squadra più temuta (dagli avversari) e ammirata (dai tifosi). Quando il bus della Soudal arrivava al raduno del Fiandre, gli altri tremavano.
A incidere su questo ritorno è stata chiaramente la partenza di Remco Evenepoel, che puntando alle classifiche generali dei Grandi Giri richiedeva una struttura dedicata. Adesso, però, si apre una nuova fase. O meglio, un ritorno parziale alle origini: restano corridori come Mikel Landa, William Lecerf e Filippo Zana, Valentin Paret-Peintre, ma il focus sarà di nuovo sulle gare di un giorno. Ne parliamo con Davide Bramati, per tutti “Brama”, direttore sportivo storico della squadra, già nella sede belga del team per i primi giorni di lavoro in vista del 2026.


“Brama”, si ritorna un po’ allo spirito originale del Wolfpack: il prossimo anno avete preso corridori da classiche, come Van Baarle e Stuyven.
Sì, sicuramente. I corridori che sono andati via, come Remco e Cattaneo, erano punti di riferimento del gruppo da anni. Come avete detto anche voi, abbiamo preso atleti più portati per far bene nelle classiche, per tornare a ciò che si faceva qualche stagione fa.
Quanto lo sentite più vostro questo approccio, anche a livello mentale?
Tutti parlano di approccio mentale, ma penso che oggi tutti lavorino sempre al massimo a prescindere dal tipo di obiettivo. Magari oggi non c’è la stessa qualità di qualche anno fa, ma le vittorie sono arrivate lo stesso: quattro tappe al Tour de France e 54 successi in totale. Il Wolfpack non è mai scomparso, lo spirito di squadra è rimasto. Ma certo, vogliamo tornare a essere il Wolfpack delle gare di un giorno, dove siamo sempre stati protagonisti assoluti.


Tom Boonen, simbolo di questo gruppo, ha detto di essere pronto a dare una mano per riportare in auge la “modalità classiche”…
Ho avuto la fortuna di correre con lui e poi di essere suo direttore sportivo. Tom è stato uno dei pilastri di questa squadra, insieme a Bettini, Gilbert, Terpstra… quegli anni in cui alle classiche eravamo il punto di riferimento. Negli ultimi tempi ci è mancato un po’ quel ruolo, ma col tempo vogliamo tornarci. Non sarà facile subito, ma lavoreremo per tornare quelli che eravamo.
Cambierà qualcosa nel modo di lavorare? Nell’approccio alla stagione? Brambilla ci raccontava che nei ritiri di dicembre già si “volava”. Si tornerà a quel tipo di intensità?
Il ciclismo è cambiato tanto dopo il lockdown. Ha fatto un’evoluzione velocissima: oggi si va tutti a cento all’ora, non si lascia nulla al caso. Per essere protagonisti bisogna partire forti già a inizio stagione, perché il calendario è pieno e tutti si allenano per arrivare al 100 per cento. Quindi va oltre al discorso delle classiche.


Chiaro…
Adesso siamo in Belgio per i primi tre giorni di ritiro: tre giorni molto importanti. Conosceremo i nuovi arrivati, parleremo dei programmi, dei calendari e poi, con i preparatori e i direttori, decideremo chi dovrà partire forte e chi invece andrà in Australia. Sono giorni importanti per conoscersi e impostare il lavoro. Abbiamo iniziato il 2024 vincendo in Arabia Saudita, abbiamo chiuso vincendo in Cina: vogliamo ripartire allo stesso modo, perché iniziare bene dà fiducia a tutta la squadra.
C’è qualcuno su cui punti in particolare per il prossimo anno? Lo scorso anno ci avevi parlato di Magnier, e avevi avuto ragione. Potrà fare qualcosa anche in ottica classiche o sono troppo dure per lui?
Paul ha dimostrato il suo potenziale e sono sicuro che lo vedremo ancora protagonista. E’ giovane, può crescere molto. Venendo ai nuovi, abbiamo tanti corridori e servirà tempo per conoscerli bene: sia i più esperti che i più giovani. Parlando da italiano, sono contento di avere quattro ragazzi del nostro Paese: Zana, Dainese, Raccagni e Garofoli. Zana ha già vinto un tricolore, ma può ancora migliorare. Dainese è un velocista con grandi qualità e crediamo possa portarci vittorie. Raccagni è cresciuto tanto e Garofoli ha chiuso forte la stagione: se lavoreranno bene quest’inverno, potranno fare un salto importante.


Infine, Stuyven e Van Baarle: due innesti di peso per le classiche…
Parliamo di corridori che hanno vinto rispettivamente una Milano-Sanremo e una Parigi-Roubaix, oltre a tante altre gare. Porteranno motivazione, esperienza e potranno aiutare i giovani a capire meglio le dinamiche delle grandi classiche. Con loro, la squadra sarà più forte e più consapevole.
Insomma il Wolfpack del Nord è di nuovo in pista…
Ma non è mai venuto meno. Certo, siamo stati dei dominatori in passato. Poi qualcosa con Remco è cambiato. Adesso, ripeto, non abbiamo la stessa qualità di un tempo, ma sono sicuro che nel tempo, con il giusto lavoro, potremmo ricostruire un gruppo molto solido e agguerrito anche per quelle corse che ci hanno contraddistinto.