Un finale di stagione corso sempre all’attacco, con la voglia di trovare la prima vittoria tra i professionisti. Lorenzo Milesi ha cambiato marcia ed è consapevole di essere arrivato a un punto della sua carriera dove è importante anche dimostrare con i risultati. Il successo è sfumato per poco. Dalla seconda metà di stagione, iniziata con il Tour de Wallonie, sono arrivate sette top 10, di cui una è il secondo posto nel Mixed Team Relay agli europei.
Ora che le vacanze sono iniziate, il corridore del Movistar Team si è concesso qualche giorno di svago insieme agli amici Nicolas Milesi e Alessandro Romele.
«Siamo stati tre giorni in Svezia – ci racconta da casa Lorenzo Milesi – per staccare, siamo stati a Malmoe e poi siamo saliti verso nord. Il tempo è ancora bello lì e ce lo siamo goduto. Nicolas (Milesi, ndr) e Alessandro (Romele, ndr) avevano deciso di andare già da tempo, io ero in dubbio perché forse sarei andato a correre alla Crono delle Nazioni. Alla fine la squadra ha rinunciato e ho terminato la stagione al Lombardia, e direi che va bene così visto che ho fatto ottantuno giorni di corsa».


Mira aggiustata
Lorenzo Milesi, al suo terzo anno nel WorldTour di cui corsi con la Movistar, ha trovato continuità nella seconda parte di stagione.
«Fino al campionato italiano – spiega Milesi – la stagione era rivedibile. Il problema principale è stata la troppa palestra fatta lo scorso inverno, ho preso troppo peso a livello muscolare e ho iniziato la stagione con qualche chilo di troppo. Erano tutti muscoli, ma il rapporto peso/potenza non mi permetteva di essere efficace. Così ho accantonato i pesi e mi sono concentrato sulla bicicletta, soltanto che correndo spesso era difficile concentrarsi sul fare un allenamento che mi permettesse di perdere peso. Il cambio di passo si è visto a luglio, quando ho avuto modo di fermarmi e andare in altura ad allenarmi».


Hai tracciato una riga e sei ripartito?
Esattamente, mi sono allenato per tre settimane a Livigno. In quei giorni ho spinto molto, infatti quando sono ritornato in corsa al Tour de Wallonie stavo molto bene.
Come ti sei allenato?
Di solito in altura si fanno tante ore e pochi lavori intensi. Io invece mi sono concentrati su sforzi brevi e intensi mettendo da parte il discorso dei chilometri. Ho curato tanto la parte di imbocco delle salite, arrivavo spingendo wattaggi alti per abituarmi allo sforzo in gara e poi iniziavo i lavori. A livello del mare sono faticosi ma gestibili, fatti a 1.500 o 2.000 metri d’altitudine è un’altra cosa.


Fatto sta che hai trovato il modo di tornare in gara al tuo meglio…
Sì e anche la squadra era soddisfatta. L’obiettivo a inizio stagione era di arrivare nella seconda parte e provare a raccogliere dei risultati. Essere partito bene con il Wallonie mi ha permesso di trovare fiducia, sia a me che alla squadra. Quest’anno ho anche cambiato preparatore, ora lavoro con Leonardo Piepoli. Mi trovo bene con lui e sono sicuro di poter migliorare ancora.
A livello personale che consapevolezze hai trovato?
Ho capito che fare risultato è dura, ma sono convinto che nel 2026 riuscirò a fare un passo ulteriore, iniziare a lavorare bene dall’inverno mi darà una mano.


Sei andato forte al Nord, hai ancora in testa le Classiche?
E’ un argomento di cui dovrò parlare con la squadra. Siamo convinti che il mio profilo sia adatto a questo genere di corse. Solo che faccio fatica mentalmente perché prendo i muri che sono a centro gruppo. E se lo fai una volta rientri e stai in corsa, ma alla terza volta paghi lo sforzo e ti stacchi. Devo capire se insistere ancora un anno o cambiare obiettivi. Mercoledì ho il volo per Pamplona per un primo ritiro con il team per parlare di obiettivi e calendari, ne parleremo.
Tu su due piedi cosa diresti?
Che sarei felice anche di mettermi alla prova in gare come la Liegi o l’Amstel, magari sono gare che si addicono di più al mio modo di correre. E’ anche vero che quest’anno ho attaccato il numero sulla schiena il 25 gennaio in Spagna e sono arrivato alle classiche di primavera con più di venti giorni di gara. Il problema è che se corri troppo, soprattutto nelle gare di un giorno, poi fai fatica ad allenarti. Per arrivare più competitivo alle corse del Nord dovrei fare un calendario diverso.


Per quanto riguarda la cronometro?
E’ sempre un punto fondamentale per me, sul quale mi concentro. Faccio fatica a fare il doppio allenamento, quindi uscire con la bici da strada e poi prendere quella da cronometro, o viceversa. Preferisco allenarmi con una sola bici per tutta la giornata. Comunque la sto curando, anche perché se voglio essere competitivo nelle corse a tappe di una settimana è un aspetto sul quale lavorare. Quest’anno Abus ci ha dato un nuovo casco da cronometro e devo dire che i miglioramenti sono evidenti.
Anche per tornare a vestire la maglia azzurra come fatto quest’anno agli europei?
Sì, ma in questi casi il merito di partecipare a certi eventi passa dall’ottenere dei risultati durante la stagione. Per ambire alla maglia della nazionale devi dimostrare di andare forte durante tutto l’anno e puntare a rimanere sempre tra i primi cinque in tutte le prove contro il tempo.