Per qualcuno la pensione resta un traguardo fisso, per altri si allontana di qualche passo. Con la Legge di Bilancio 2026, il governo Meloni sceglie la via mediana sulle pensioni: nessun muro contro l’aumento dell’età per lasciare il lavoro, come previsto dalla Legge Fornero, ma un ridisegno senza scossoni del calendario delle uscite dal lavoro, aumentando l’età pensionabile gradualmente, spalmandola cioè su due anni: un mese in più nel 2027, altri due nel 2028. Solo chi svolge lavori gravosi e usuranti — operai metalmeccanici, medici, infermieri e maestri d’asilo. — potrà fermare l’orologio. Per tutti gli altri, anche se di poco, il traguardo si sposta più avanti. 
Mentre la Francia sulla scia delle proteste sospende la riforma delle pensioni (con l’uscita che per ora resta ferma a 62 anni), l’Italia è costretta ad aumentare ancora e superare così la soglia dei 67 anni. La soluzione scelta dal governo Meloni consente di contenere l’impatto sui conti: tre miliardi di euro per stoppare fino al 2028 gli aumenti previsti dalla Fornero erano troppi per le casse pubbliche. E in futuro le cose non cambieranno.
L’Istat, infatti, fa sapere che, in base alle stime della Ragioneria Generale dello Stato, il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia salirà al 2050 a 68 anni e 11 mesi per entrambi i sessi e toccherà la quota dei 70 anni nel 2067

21 ottobre – 13:34