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Non passa giorno che dalla Cisgiordania non arrivino in Vaticano notizie del sistematico e metodico progetto di espropriare le terre coltivate e abitate dai palestinesi, molti dei quali arabi cristiani. Non si contano i raid di giovani coloni israeliani che si muovono in squadre, a volte con il volto coperto ma le ciocche di capelli che spuntano, le classiche pe’ot, che contraddistinguono le comunità ebraiche ultra-ortodosse. Armati di spranghe e bastoni hanno modi di fare aggressivi. Tre giorni fa hanno bastonato persino una donna anziana che andava a raccogliere le olive nelle sue terre. Un filmato realizzato da un giornalista americano ha fatto il giro del mondo per la spietatezza dei modi. In questo periodo, a cavallo della raccolta delle olive, le notizie delle violenze che arrivano da Ramallah e dintorni, sono un continuo. 


APPROFONDIMENTI

PAROLIN

Stamattina il Vaticano ha alzato la voce ritenendo inaccettabile il comportamento dei coloni contro i cristiani in Cisgiordania. «Il problema è molto complesso, non riusciamo a capire perché i cristiani che vivono la loro vita normale sono oggetto di tanto accanimento. Parlare di persecuzione è un po’ problematico ma sicuramente sono situazioni che non possiamo accettare» ha detto il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin. Meno di un mese fa, ricevendo nel Palazzo Apostolico il presidente israeliano Herzog era stato affrontato il medesimo tema. Herzog avrebbe persino rassicurato i diplomatici vaticani che l’esercito israeliano avrebbe svolto un ruolo di custodia.

In quei giorni era stata di nuovo minacciata e attaccata la parrocchia cristiana di Taibeh dai coloni che si sono appropriati illegalmente della cintura di terre circostanti, espropriando i legittimi proprietari, tutti arabi cristiani.

In quella circostanza anche il cardinale Pierbattista Pizzaballa era intervenuto a livello internazionale per denunciare il piano di espropri. «Ogni giorno che passa appare sempre più chiaro che non esiste legge, la legge è il potere». Ormai il 41 per cento delle terre della Cisgiordania sono state illegalmente requisite dai coloni israeliani attraverso atti di violenza, bruciando le coltivazioni, distruggendo le abitazioni dei palestinesi, espropriando e spesso uccidendo. PERSECUZIONE

Se il Segretario di Stato preferisce non parlare di persecuzione, la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre ha ben pochi dubbi, tanto che nel suo rapporto annuale cita: «I cristiani in Israele hanno sperimentato un livello di violenza e ostilità senza precedenti: estremisti ebraici hanno preso di mira istituzioni e leader ecclesiali. La coalizione di estrema destra guidata dal primo ministro Benjamin Netanyahu ha accentuato le divisioni etniche e religiose (…) e il crollo del turismo religioso ha aggravato le difficoltà economiche delle comunità cristiane in Terra Santa». 

Nel 1967 i cristiani a Taybeh, uno dei tanti villaggi, erano 8.000. Oggi sono solo 1.300. Il Ministero della Difesa israeliano, responsabile per i territori occupati, non ha offerto alcuna risposta alle missive che gli sono state reiteratamente inviate dalle comunità cristiane locali per denunciare i soprusi dei coloni. In un villaggio palestinese – Turmus Ayya, a nord di Ramallah, nella Cisgiordania occupata – un giornalista statunitense (ed ebreo di religione) Jasper Nathaniel ha puntualmente documentato la sistematicità delle violenze sugli agricoltori e sui piccoli proprietari terrieri. Il reporter americano da diversi mesi sta girando in lungo e in largo la Cisgiordania proprio per documentare l’attività violenta dei coloni mentre seminano il terrore tra i contadini. E Nathaniel ha corso lui stesso un grave pericolo la scorsa settimana quando ha rischiato seriamente di essere linciato da una gang di coloni armati di spranghe, sotto lo sguardo imperterrito e indifferente di alcuni militari dell’Idf che non hanno mosso un muscolo e si sono limitati ad osservare la scena agghiacciante. Il giornalista stava in un angolo a filmare quando è dovuto scappare via per non essere massacrato di botte, inseguito da diversi energumeni.

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Secondo i dati diffusi dall’Autorità nazionale palestinese solo lo scorso anno 2370 ettari di terre palestinesi sono state annesse allo Stato di Israele, in totale spregio a qualsiasi legge internazionale e risoluzione Onu. Naturalmente gli attacchi dei coloni ai contadini hanno l’obiettivo strategico di intimidire i palestinesi e spingerli a lasciare le loro terre. La legge non viene applicata e i casi restano impuniti. In vent’anni meno del 5 per cento delle indagini ufficiali e delle denunce depositate sulla violenza dei coloni si conclude con una condanna ai responsabili (i dati sono stati forniti dall’ong israeliana Yesh Din). Con buona pace per il futuro armonico della Terra Santa e il sogno dei due popoli due Stati che continua a essere ripetuto in ogni sede da tutti i pontefici, dagli anni Sessanta a oggi. 

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L’anno scorso l’Assemblea generale dell’ONU ha approvato una risoluzione (non vincolante) in cui ha chiesto che Israele si ritiri dalle colonie nei territori palestinesi occupati, in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. La risoluzione è stata approvata con 124 voti favorevoli, 14 contrari e 43 astenuti. Tra i contrari gli Stati Uniti, l’Ungheria, la Repubblica Ceca mentre l’Italia il principale alleato internazionale di Israele, mentre l’Italia assieme a Svezia e Svizzera si è astenuta.


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