Bologna, 22 ottobre 2025 – Inchiesta sull’urbanistica, mentre procedono le verifiche della polizia giudiziaria (indagine coordinata dalla pm Anna Sessa), con tanto di sopralluoghi nei palazzi citati nell’esposto presentato a dicembre da sette comitati, spuntano altri cinque nuovi ‘mostri urbani’ – così vengono definiti dai residenti, che continuano a farsi avanti.
E si valuta un nuovo esposto per questi cinque ‘nuovi’ palazzoni in vari punti della città: il comparto ex scuole Ferrari in via Toscana (edificio di 8 piani al posto della scuola di due piani), via Scandellara (palazzi residenziali alti fino a 12 piani al posto della campagna), il comparto ex Tre Stelle tra via Rimesse e via Cavalieri (un edificio a L di 8 piani per 533 posti letto destinato a studentato al posto di un capannone di solo piano terra), via Renato Fava (edificio di 8 piani al posto di un capannone solo piano terra), comparto Ex Mercatone Uno di via Stalingrado (realizzazione di un complesso residenziale, altezza prevista 24 metri).
A dicembre, era stato presentato ai carabinieri l’esposto (18 firmatari) da cui ha origine il fascicolo conoscitivo della pm Sessa. I palazzoni citati in quell’esposto – nel mirino di associazioni e comitati, sotto la guida dell’ex dem Andrea De Pasquale, 13 interventi portati avanti dall’amministrazione “realizzati senza il Piano Particolareggiato” – sono quelli di via Ettore Nadalini angolo via Caduti e dispersi in guerra, via Canova, via Oretti, via Pellegrino Orlandi, via Jacopo di Paolo, via Calzolari, via Passarotti angolo via Tosarelli, via Armando Spadini, due palazzi in via Marzabotto, via della Guardia, via Maurizio Padoa-via Mazzini, P Tower via Donato Creti angolo via Mascherino. Elenco che nell’esposto viene definito “meramente indicativo e non certamente esaustivo”.
E infatti ora si fanno avanti altri cittadini che chiedono che l’attenzione sia puntata anche su quei cinque nuovi palazzoni. A fine luglio era stato aperto un fascicolo, senza indagati né titoli di reato, per far luce sulle presunte irregolarità nelle concessioni edilizie da parte del Comune per la realizzazione di quei 13 nuovi palazzi. Il giorno in cui uscì la notizia, il Comune diffuse una nota spiegando che “se l’autorità giudiziaria riterrà” necessari “approfondimenti, ci sarà la massima disponibilità del Comune”, ma gli elementi dell’esposto sono “infondati e contestabili nel merito”. I firmatari dell’esposto avevano allora inviato, a stretto giro, una Pec al Comune chiedendo chiarimenti, in particolare chiedendo conto delle opere di compensazione e una lista delle monetizzazioni incassate e anche quali erano state “le valutazioni degli uffici” rispetto all’impatto “delle nuove costruzioni sulla qualità di vita dei residenti”.
“Mai avuto risposta – sottolinea Andrea De Pasquale, referente dei comitati firmatari dell’esposto –. Tutto nasce dalla rabbia dei cittadini che, invece di aree verdi, parcheggi pubblici e piste ciclabili, si vedono spuntare sotto casa palazzi di dieci piani. Il nostro obiettivo non è dimostrare che ci sono delle colpe, ma provare a cambiare il modo con cui a Bologna vengono trasformate le aree. Lo scopo è civico-politico, cioè a favore della città, affinché si decida la destinazione delle aree parlandone con i cittadini. Con il discorso dei permessi rapidi, si rischia invece di bypassare la discussione e quindi la partecipazione dei cittadini. Il rischio è che dietro l’espressione ’rigerenazione rubana’ si celino operazioni di speculazione e cementificazione”. Intanto Giuseppe Sala, sindaco di Milano, sottolinea che “bisogna tornare a un intervento legislativo, ho visto che una problematica del genere sta nascendo anche a Bologna e per questo insisto a dire che non è solo una questione milanese”.