di
Mara Gergolet

Gloria Thurn und Taxis, il sì nel 1980 quando aveva vent’anni. Oggi le amicizie nere

DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE 
BERLINO – «Non è che porti corone così spesso. Perché quindi dovrei conservarne così tante?» Così pare abbia detto, o giustificato a se stessa e agli altri, Gloria Thurn und Taxis, quando decise di mettere all’asta il diadema di Eugénie de Montijo, Madame Bonaparte, tra i bottini più preziosi che i ladri del montacarichi hanno trafugato dal Louvre

Ed è proprio la principessa bavarese — grande amante dell’Italia, gran frequentatrice del Vaticano e, più di recente, dell’estrema destra radical-intellettuale tedesca — l’ultima ad averlo esibito in pubblico. Era il 31 maggio 1980, e Gloria, a 20 anni, l’aveva indossato per il proprio matrimonio.



















































Formidabili quegli anni, per Gloria e i tabloid tedeschi, a cui non parve vero di poter trasformare la giovane contessa Schönburg-Glauchau in una principessa rock, meglio punk. Portava infatti i capelli come la cantante Nina Hagen, e il trucco se possibile più vistoso, girava avviluppata in chiodi di pelle, ribelle e indomabile sulle sue motociclette cromate. 

Come avrà fatto a innamorarsi, o a far innamorare, Johannes Thurn und Taxis, il Fürst (principe) di Regensburg, 54 anni all’epoca delle nozze, ossia quasi due volte quelli di lei, è un mistero. Nelle foto, paiono come la Bella e la Bestia, lui un rubizzo aristocratico con la giubba rossa e un principio di calvizie, lei fresca nei suoi 20 anni, vestita con gli svolazzi, quindi irriconoscibile. 

Ma in quel maggio 1980, la Germania ebbe la sua favola, e anche la sua Diana. Anche se nulla, quanto le nozze reali inglesi tra la Diana originale e Carlo l’anno seguente, darà la misura dell’incolmabile divario tra i due Paesi.

Il principe Johannes morì dieci anni dopo, nel 1990, lasciando a Gloria 45 milioni di deutsche Mark in tasse d’eredità. E la quasi bancarotta. Si sa, i gioielli come arrivano così se ne vanno. 

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Quel diadema, com’era abitudine per secoli, entrò in famiglia per una vicenda di dinastie, debiti e imperi: fu alla fine del conflitto franco-prussiano (1870) che i francesi lo vendettero all’asta per far fronte alle riparazioni di guerra (prezzo: 78.100 franchi francesi) e un antenato nel 1890 lo portò a Regensburg.

Toccò quindi a Gloria, facendo l’inventario di tutte le cose di cui poteva sbarazzarsi per onorare gli impegni con lo Stato tedesco, metterlo all’asta da Sotheby’s a Ginevra nel 1992: fu acquistato, per 935.000 marchi tedeschi, dagli «Amis du Louvre».

Il resto della storia della vedova Thurn und Taxis, che comunque dimostrò un forte senso degli affari e rimise in piedi la casata, è meno favola, e più un romanzo nero. A poco a poco, Gloria si è avvicinata non solo all’universo reazionario, ma all’estrema destra. Grande amica di Alessandra Borghese, ha trovato aperte molte porte in Vaticano, in particolare quelle del cardinale americano ultraconservatore Raymond Burke, l’anti-Francesco; conosce bene anche Steve Bannon

Nel castello di Regensburg hanno avuto luogo convegni dei «maestri» dell’Afd, sono stati ospitati gli identitari, alcuni poi banditi dalla Germania, e teorici della remigrazione. A sua insaputa, si è difesa lei, perché le spese del castello sono ingenti e lei non può certo verificare tutti i nomi, a cui affitta le stanze. Non ha convinto nessuno. Sic transit Gloria mundi, e se resta un personaggio caro alla cultura pop tedesca, a poco a poco si è anche ritrovata sul bordo del girone degli infrequentabili.

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21 ottobre 2025 ( modifica il 22 ottobre 2025 | 08:28)