Esce il libro del rapper e sono bordate contro il mondo della sua ex. Ma anche racconti crudi delle risse con Ghali. Del tentato suicidio. E del tumore al pancreas: «Una forma molto rara, la stessa di Steve Jobs, notizia non molto rassicurante…»
Fedez esce con il libro L’acqua è più profonda di come sembra da sopra, edito da Mondadori. E sono bordate al mondo di Chiara Ferragni: «Le nostre differenze emergevano come iceberg pronte a far affondare la nave». Ma non mancano racconti crudi sulla malattia, le risse, il tentato suicidio. – foto | video
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PUZZAVANO DI MARCIO – Il rapper non usa mezzi termini: «Durante il matrimonio ho subito, per osmosi, le frequentazioni di mia moglie. Avevo accettato passivamente di stare a quel tipo di pensiero lì, di accettare l’architetto superfancy di Milano, quello della moda iperinserito e un’altra serie di figure insopportabili. Una confezione bellissima. Ma dentro, per me, puzzavano tutti. Preferisco frequentare uno che vedi subito quanto fa schifo, piuttosto che un pacchetto stupendo di cui però a poco a poco ti accorgi che puzza di marcio. Meglio chi si presenta per quello che è, piuttosto che per quello che dovrebbe essere». E, non fa sconti nemmeno alla società dell’ex moglie, la TBS Crew srl: «L’azienda di mia moglie io la vedevo come il Rotary Club, e di conseguenza trattavo tutti come tratto gli snob. Ovvero peggio di come loro trattano gli altri. Trovavo tante cose patetiche. Oggi, se mi invitano a una cena parlo con la gente: sono una persona più o meno normale. All’epoca stavo tutto il tempo a fissare il cellulare. Non li guardavo nemmeno in faccia. Li trovavo insopportabilmente noiosi. Convintissimi in modo immotivato. Dopo sette anni di pettegolezzi del mondo della moda – chi va a letto con chi, il designer che viene licenziato… – alla fine davvero non ne potevo più».
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LA MALATTIA – Ma Fedez ricorda anche le risse condotte, sostiene, insieme a Ghali, pronto a scattare alla «prima parola storta», ma anche il primo a sanguinare dal naso al primo contatto. Pagine crude come quelle in cui parla della sua malattia: «Perché proprio a me? È tutto ovattato, è tutto lentissimo, ma è anche velocissimo. Sei al tempo stesso scosso dall’adrenalina, ma anche anestetizzato. Tumore neuroendocrino del pancreas, per la precisione. È una forma molto rara, la stessa di Steve Jobs, notizia non molto rassicurante quando anche uno degli uomini più ricchi del pianeta, che aveva accesso alle migliori cure del mondo, non è sopravvissuto. Però essere riuscito a parlare subito con Gianluca Vialli mi ha aiutato. La sua serenità, la sua pacatezza, il suo essere sincero senza retorica mi hanno dato sollievo dopo quella notizia devastante». Il rapper riporta anche l’episodio del tentato suicidio, quello di cui canta in Battiti: «Io ci sono arrivato dopo aver mollato gli psicofarmaci di botto come si butta via un pacchetto di sigarette vuoto. Uno dice: “Sono solo pillole”. Ma quelle bastarde erano diventate la mia pelle, la mia lingua, il mio pensiero. E appena le ho interrotte il cervello ha cominciato a urlare. Come quando ti disintossichi dall’eroina. Dieci giorni. Crampi. Le gambe come blocchi di carne molle…Il mio cervello gridava per avere la sua dose e non c’era nessuno a rispondere. Passavo le giornate sul divano. Mi sono ritrovato in ospedale: sai, quando tenti di suicidarti scattano tutti quei protocolli. I carabinieri ti piombano in casa. Grazie a un dottore amico, ho evitato che venisse fuori il vero motivo del mio ricovero».
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