«Siamo di fronte a una tragedia immane e sono umanamente dispiaciuto per questa povera ragazza. Per quel che riguarda l’inchiesta, mi attengo al segreto più assoluto, come è giusto che sia in questa fase anche per rispetto della vittima». Al telefono da Padova, l’avvocato Pietro Sartori, il difensore di fiducia nominato da Gianluca Soncin, l’uomo che martedì scorso ha ucciso a Milano con 30 coltellate Pamela Genini, che cercava di avere un futuro nella moda e nello spettacolo, di più non dice. Intanto, la procuratrice aggiunta Letizia Mannella e la sostituta Alessia Menegazzo sono sempre più che convinte che l’efferato femminicidio sia stato premeditato.
L’analisi dei varchi autostradali
Attraverso l’analisi delle immagini dei varchi autostradali, si sta ricostruendo, tassello dopo tassello, il percorso dell’uomo – ora recluso a San Vittore con l’accusa di omicidio pluriaggravato – il giorno del delitto. Sarebbe arrivato da Cervia appositamente a casa di Pamela, in via Iglesias, in zona Gorla, per «eliminare» Pamela, che lui considerava alla stregua di un oggetto e che, secondo gli inquirenti, doveva uccidere perché non voleva stare più con lui.
«Una donna fragile e sola»
Risentito in Procura a Milano anche l’ex fidanzato della vittima, 40 anni. Nel corso della sua deposizione ha mostrato agli inquirenti i messaggi nel suo telefono per ricostruire i dialoghi con Pamela nei concitati attimi che hanno preceduto l’aggressione mortale andata a segno, nonostante l’arrivo della polizia che lui aveva allertato. Il 40enne, invitato dagli inquirenti a non rivelare il contenuto della sua deposizione, avrebbe spiegato che era sempre in contatto con la giovane e che le diceva di denunciare Soncin, ma lei non lo faceva perché aveva paura. Di più, era terrorizzata da quell’uomo che minacciava di morte lei e la sua famiglia.
Dalle testimonianze degli amici in Procura sarebbe emerso un quadro della vittima come di una giovane donna «vulnerabile, fragile, sola e che viveva in un contesto fatto di immagine e feste». Martedì 20 ottobre, sono stati inoltre sentiti anche i vicini di casa di Pamela che la sera del 14 ottobre hanno assistito quasi in diretta alla sua aggressione; il proprietario che le aveva affittato l’appartamento; e il fabbro a cui Soncin si sarebbe rivolto per ottenere il duplicato delle chiavi. Le audizioni in Procura proseguiranno anche oggi. Sarà il turno dei familiari di Pamela, a cominciare dalla mamma.