di
Guido Olimpio
I mediatori trattano per la «fase 2» del piano di pace di Trump, ma c’è confusione sugli obiettivi. Ed è difficile persino dire quali Paesi comporranno la task force che dovrà «stabilizzare» la Striscia (in particolare, per i rapporti aspri tra Israele e la Turchia)
I mediatori trattano sulla fase 2, contatti indispensabili per poter formare la Forza di stabilizzazione internazionale da schierare a Gaza. Una strada piena di insidie.
Gaza, le ultime notizie sulla tregua Israele – Hamas
Il «centro di coordinamento» e i 200 militari Usa
Il Centcom Usa ha diffuso un comunicato per annunciare la creazione del Centro di coordinamento nella zona industriale di Kiryat Gat. Quali i compiti? Assistere i partner che aderiranno alla missione, monitoraggio del cessate il fuoco, appoggio alle future istituzioni, facilitare il flusso degli aiuti umanitari. Lo snodo è composto da 200 militari statunitensi che non entreranno, però, nella Striscia: lo ha confermato il vicepresidente Vance arrivato in Israele per quella che è stata definita da alcune fonti una missione di «Bibi sitting», ossia impedire che Bibi Netanyahu riprenda l’offensiva a causa delle violazioni da parte di Hamas. Altre pressioni sono svolte sui dirigenti palestinesi per cementare l’intesa fragile.
Sempre il comando americano ha precisato che «entro due settimane» saranno integrati nella struttura di vertice rappresentanti dei Paesi che parteciperanno alla missione successiva. Ancora da definire.
I timori
Il New York Times ha sottolineato le difficoltà nel comporre la task force. Cinque punti.
1) C’è ancora confusione sugli obiettivi. Lo stesso documento del Centcom e il piano Trump non hanno fornito indicazioni precise. Tutti chiedono chiarezza e attenzione ai dettagli perché camminano letteralmente su un campo minato. Gli sminatori Onu, in pochi giorni, hanno neutralizzato oltre 500 ordigni.
APPROFONDISCI CON IL PODCAST
2) Nessuno ha intenzione di fare la guerra ad Hamas, di eseguire il «lavoro sporco» al posto di Israele. Ed ha provocato sorpresa l’affermazione del presidente Usa secondo il quale «alleati mediorientali» sarebbero pronti a muovere contro i guerriglieri se continuano a «comportarsi male».
3) I «volenterosi» considerano rischioso entrare nelle aree abitate, ci sono i tunnel scavati dai mujaheddin e altre trappole.
4) Anche l’Autorità palestinese, chiamata ad esercitare un possibile ruolo, ha manifestato prudenza. È in corso l’addestramento di diverse migliaia di suoi agenti da parte di egiziani e giordani: si parla di 5-10 mila uomini.
5) Lo scoglio – massiccio – del disarmo. Hamas ha promesso di sospendere le esecuzioni pubbliche dei nemici ma sulla consegna del suo arsenale non prende impegni. Gli Usa, però, hanno ribadito che la questione non è negoziabile.
I partecipanti
Washington ha sondato alcuni governi per verificare la disponibilità ad aderire all’iniziativa. Tornano gli stessi «nomi», ovviamente con quote diverse: Egitto, Qatar, Giordania, Azerbaigian, Indonesia, Emirati. Nella lista c’è anche la Turchia, protagonista su un doppio livello in quanto ha partecipato ai negoziati ma, come i qatarini, è sponsor di Hamas. E ciò porta ad un veto dello Stato ebraico per una serie di ragioni, locali e regionali: gli israeliani si ritroverebbero soldati turchi al confine sud; i rapporti tra i due Paesi, pur con qualche breve pausa di distensione, sono sempre aspri; c’è una lotta di influenza nella vicina Siria e rivalità in Mediterraneo orientale. Secondo i media l’ufficio di Netanyahu ha detto no al coinvolgimento turco e dell’Autorità palestinese.
Diversa l’opinione di Trump che ha tributato grandi elogi ad Erdogan per l’azione diplomatica, la stessa cosa ha fatto Vance ma ha ricordato in modo vago che i partecipanti alla Forza di stabilizzazione devono avere il placet di Israele. Attorno al podio dove il vice presidente ha preso la parola c’erano le bandiere di Gran Bretagna, Canada, Germania, Danimarca e Giordania, forse un segnale di chi ha già mandato uomini al Centro di comando di Kiryat Gat. Londra, infatti, ha inviato un team ristretto guidato da un alto ufficiale, possibile avanguardia di una componente da definire.
22 ottobre 2025 ( modifica il 22 ottobre 2025 | 18:43)
© RIPRODUZIONE RISERVATA