di
Giuseppe Sarcina

La Russia vuole il Donbass, gli alleati una «soluzione coreana»

Un’altra falsa partenza. Per il momento non ci sarà il vertice Trump-Putin in programma a Budapest. Di fatto non si riesce ancora a impostare un vero negoziato per porre fine alla guerra in Ucraina.

1 Perché è saltato il summit in Ungheria?



















































Stando alle indiscrezioni, nella telefonata di giovedì 16 ottobre Vladimir Putin avrebbe ripetuto quelle che sono le condizioni irrinunciabili per Mosca. L’armata putiniana ha conquistato l’88% del Donbass, assumendo il controllo parziale dei distretti di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia, Kherson. Il Cremlino pretende che l’Ucraina rinunci all’intera regione del Donbass. Ciò significherebbe cedere alla Russia il 12% di suolo ucraino ancora libero, con una punta del 22% nella provincia strategica di Donetsk. Al di là delle implicazioni economiche, questa è una richiesta inaccettabile sul piano dei principi per Kiev.

2 Qual è la posizione Usa?

Trump e i suoi consiglieri si sono resi conto che Putin non ha cambiato posizione rispetto a quando lo incontrò in Alaska, il 15 agosto scorso. Washington ha preso atto che ora un nuovo contatto tra Trump e Putin non porterebbe alcun risultato.

3 Quali sono le altre proposte in campo?

Zelensky, Trump e i leader europei sembrano convergere su una sola formula, la cosiddetta «soluzione coreana». In sostanza, il conflitto si deve fermare sull’attuale linea del fronte che attraversa il Donbass. I russi manterrebbero il controllo dei territori strappati con la forza agli ucraini. Né Kiev, nè le capitali europee riconoscerebbero ufficialmente le zone occupate come nuovi possedimenti russi. Non ci sarebbe un vero Trattato di pace, ma semplicemente una tregua senza limiti di tempo.

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4 Quali garanzie chiede Zelensky?

Zelensky ha archiviato la richiesta di un ingresso rapido dell’Ucraina nella Nato. A differenza di Joe Biden, Trump ha subito fatto sparire questa prospettiva dai documenti dell’Alleanza Atlantica. Restano vive altre proposte, come quella avanzata dalla premier Giorgia Meloni: i Paesi occidentali estendono all’Ucraina la garanzia prevista dall’articolo 5 del Trattato dell’Alleanza. Se l’Ucraina venisse attaccata di nuovo (evidentemente dai russi), tutti i partner dovrebbero correre in suo soccorso. Putin rifiuta qualsiasi schema che in qualche modo richiami il dispositivo essenziale della Nato. Di conseguenza, anche questa pista del negoziato si è insabbiata.

5 Qual è l’alternativa al negoziato?

Solo la continuazione della guerra. Ancora ieri il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha respinto l’ipotesi di arrivare almeno a un cessate il fuoco, anche temporaneo. Si proseguirà, dunque, a combattere. Anzi, nelle ultime settimane i russi hanno intensificato i bombardamenti sulle città e sulle infrastrutture ucraine. Secondo l’interpretazione più diffusa, Putin starebbe cercando di erodere altro terreno, in modo da avvicinarsi il più possibile al suo obiettivo minimo: la conquista del Donbass. Ma l’esercito russo avanza a scartamento ridotto. Di questo passo il traguardo fissato dal Cremlino appare molto lontano e comunque non raggiungibile in tempo utile per rappresentare una carta da usare nella trattativa.

6 Come si stanno muovendo gli europei?

Francia, Regno Unito, Germania, Polonia, Italia, Norvegia e Finlandia stanno cercando di rilanciare l’iniziativa europea. L’idea guida è continuare a fornire armi alla resistenza ucraina, provando a colmare il vuoto lasciato dagli Stati Uniti, fino a costringere Putin a trattare. Trump ha deciso che venderà i mezzi militari, dai missili ai droni, ai partner della Nato. Da qui verranno girati all’Ucraina. Ma il meccanismo, almeno finora, sembra girare troppo lentamente rispetto alle esigenze di Kiev.

21 ottobre 2025 ( modifica il 22 ottobre 2025 | 17:51)