I bisogni di Alessia Pifferi “sono l’unica cosa che conta davvero e tutto il resto si muove perifericamente”. Ad affermarlo è la nota criminologa Roberta Bruzzone, ascoltata in aula in qualità di consulente di parte civile nel processo d’appello a carico della donna condannata in primo grado all’ergastolo per l’omicidio della figlia Diana di soli 18 mesi.

La consulenza

“Lei è totalmente in grado di fare un bilanciamento tra i suoi bisogni e quelli degli altri”, ha detto Bruzzone confermando l’opinione dei periti che hanno effettuato le due perizie psichiatriche sulla donna. “Non c’è neanche un conflitto. La sua personalità è organizzata intorno a temi ben precisi e ruotano tutti intorno ai suoi bisogni. Gli altri non sono così importanti, ma non perché non si rende conto. Se lei si nutre emotivamente, il resto passa in secondo piano, compresa la bambina”, aggiunge l’esperta. 

Roberta Bruzzone ha ripercorso a ritroso quanto accaduto quel 20 luglio 2022, quando Pifferi era tornata a casa dopo aver lasciato sua figlia per giorni da sola nella culla: “La prima cosa che fa è aprire le finestre. Lava la bambina, la sistema, e poi chiama la vicina di casa e comincia la messinscena. Con una capacità manipolatoria assolutamente di buon livello, mente dicendo ‘io l’ho lasciata con la babysitter’”. A quel punto vengono allertati i soccorsi: “Arriva il 118, e tutti quelli che hanno a che fare con lei in quel momento ricevono delle informazioni manipolatorie”, spiega la criminologa.