Sessant’anni fa era un semplice impermeabile pieghevole destinato a proteggere dalla pioggia improvvisa. Oggi è un’icona di stile riconoscibile senza logo, un oggetto transgenerazionale e uno dei casi più longevi della moda francese contemporanea. La storia di K-Way viene ora raccolta nel volume “K-Way: sei decenni di stile e innovazione”, firmato da Pascal Monfort, esperto di moda e fondatore di Ephemera, spazio ibrido tra libreria e galleria d’arte.

K-Way, 60 anni di stile e innovazione raccontati in un nuovo libro

Il libro – riccamente illustrato – ripercorre il viaggio del marchio dalle origini agli anni delle collaborazioni con i designer contemporanei, attraverso materiali d’archivio e contributi originali. Tra le firme coinvolte figurano Jean-Charles de Castelbajac, Alexandre Mattiussi (Ami), Domitille Brion (direttrice artistica di Soeur) e Sophie de Mahieu (Musée des Arts Décoratifs). È un mosaico di testimonianze, estetica e memoria che tratteggia il posizionamento unico del brand: funzionale quanto culturale.

Dal capo tecnico all’icona pop

Nato come impermeabile tascabile, il K-Way ha trasformato un oggetto d’uso comune in elemento identitario. Materiali leggeri, zip colorate, palette cromatiche riconoscibili e approccio minimalista sono diventati linguaggio di marca molto prima che l’industria mondiale degli outerwear scoprisse l’estetica “funzionale come lifestyle”. Sessant’anni dopo, l’archetipo resta intatto: dalla pioggia improvvisa all’urban style.

Fashion ma quotidiano

K-Way è uno dei rarissimi marchi europei a essere entrato stabilmente tanto nel guardaroba popolare quanto in quello delle passerelle. È un simbolo di “democrazia estetica”: un capo nato per tutti e poi riscattato – senza tradirsi – nel mondo della moda d’autore. Per questo la retrospettiva editoriale è più che celebrativa: è un’indagine su cosa renda iconico un capo quando non si appoggia al lusso ma alla continuità d’uso.

Tradizione e avanguardia nello stesso oggetto

Il libro insiste proprio su questo punto: K-Way è riuscito a restare fedele al proprio archetipo, ma ridefinendolo ciclicamente grazie a nuovi materiali e reinterpretazioni stilistiche. È un equilibrio raro, che in moda corrisponde alla soglia in cui un prodotto smette di essere “tendenza” e diventa codice visivo. L’impermeabile non è più “di” K-Way: è il K-Way.

Perché resta contemporaneo dopo 60 anni

La risposta emerge tra le pagine della monografia: perché il marchio ha scelto la longevità come estetica. Non collezioni abbondanti, ma riconoscibilità; non edizioni-icona effimere, ma una memoria condivisa. L’oggetto ha resistito alle oscillazioni del gusto perché non ha mai rinunciato alla sua identità primaria: proteggere, essere leggero, durare.

Un libro-manifesto per retailer e partner

La pubblicazione è anche uno strumento B2B: perfetta per punti vendita, partner commerciali, collezionisti e operatori del settore, oltre che come raffinato oggetto corporate. Nel mondo della moda contemporanea – dove narrazione e identità pesano tanto quanto il prodotto – K-Way utilizza un libro come leva strategica: non un accessorio editoriale ma un pezzo di reputazione.

Una storia che non chiude, ma rilancia

Il claim implicito è chiaro: sessant’anni non sono un traguardo commemorativo ma un nuovo punto di partenza. Nella contemporaneità, dove heritage e funzionalità sono driver decisivi per i consumatori, la retrospettiva editoriale posiziona K-Way dentro la categoria più rara della moda: i marchi che non invecchiano perché sono già entrati nella memoria collettiva.