Sarà una volata finale per il titolo tutta da vivere, con ogni gara potenzialmente decisiva. Per quanto in rimonta, il distacco di Max Verstappen da Oscar Piastri resta importante, motivo per il quale anche una sola sconfitta del campione in carica nella sfida diretta con i piloti McLaren potrebbe spegnere le sue speranze iridate. L’appuntamento di Città del Messico diventa quindi cruciale, dove la partita mondiale si giocherà anche sulla gestione dell’aria rarefatta. Lo stesso vale per la lotta per il 2° posto costruttori tra Mercedes, Red Bull e Ferrari, la quale presterà grande attenzione al raffreddamento dei freni.
Motori meno potenti, ma ‘poco’ sfruttati
Tema centrale del fine settimana messicano è l’altitudine, con l’impianto intitolato ai fratelli Rodriguez situato a 2200 metri sopra il livello del mare. A simili quote il debito d’ossigeno non si fa sentire soltanto per le persone, ma anche per le macchine. L’aria ha infatti una densità inferiore del 25% che in condizioni normali, con ripercussioni su diversi aspetti della monoposto. Uno di questi è la perdita di potenza dal motore termico, per limitare la quale l’MGU-H è costretto a lavorare di più per accelerare il turbo e comprimere l’aria. Le power unit sono ormai molto vicine nelle prestazioni, ma permangono alcune differenze. Le unità Honda, ad esempio, si sono sempre distinte per l’abbondanza di energia della parte ibrida e per il turbo più piccolo, più adatto a lavorare ad alti regimi in condizioni di altura, di cui Verstappen e la Red Bull sperano di poter giovare.
La potenza del motore comunque non sarà tutto, visto che a Città del Messico si viaggia con l’acceleratore a tavoletta per appena il 61% della distanza complessiva, uno dei numeri più bassi della stagione dietro solo a Singapore (59%) e Monte Carlo (56%). Il dato fa sorridere la McLaren, che confida di tornare a mostrare una superiorità in curva, specialmente nel serpentone centrale da 170-180 km/h in quell’intervallo da media velocità dove la MCL39 si esprime al meglio. Per contro, la formazione di Woking deve anche affrontare i propri limiti, considerate le 4 curve da meno di 100 km/h e altre 5 inferiori ai 130 km/h. Sono tutte zone precedute da frenate prevalentemente rettilinee, dove Norris e Piastri faticano a percepire il limite di aderenza della macchina, rincuorati comunque dalla consapevolezza di una Red Bull non eccellente nel lento.

Ali da Monaco, carico da Monza
L’aria rarefatta implica anche una minore efficacia delle superfici aerodinamiche, costringendo le squadre a montare le ali più grandi tipiche di Monte Carlo, ma sprigionando un carico complessivo inferiore rispetto a Monza. Lo testimoniano le simulazioni, che prevedono picchi di accelerazione laterale di appena 3.6 g contro i 5 g di cui queste Formula 1 sono normalmente capaci, a riprova di una minore aderenza complessiva. In un contesto così difficile entra in gioco anche la sensibilità dei piloti e forse non è un caso che in Messico proprio Verstappen detenga il record di 5 vittorie.
Il mantra per chi guida è rispettare l’auto e trattenersi dallo spingere più del dovuto, onde evitare di far scivolare e surriscaldare troppo le gomme. A riguardo, Pirelli ripropone le mescole C4 e C5 della passata edizione, ma come avvenuto a Austin la terza specifica è due step più dura rispetto alla media, nel tentativo di spingere le squadre verso le opzioni più morbide. La corsa del 2024 comunque denotò un basso livello di degrado che verosimilmente si confermerà anche quest’anno, potenzialmente limitando il vantaggio che la McLaren conserva sul passo gara.
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I bicampioni del mondo in carica piuttosto possono contare sull’ottima capacità di raffreddamento della MCL39. La rarefazione dell’aria, infatti, complica lo smaltimento del calore, costringendo tutti i team ad aprire gli sfoghi nella carrozzeria e a montare i cofani più larghi di tutta la stagione, a discapito dell’aerodinamica. Nulla di tutto questo preoccupa la McLaren, sempre la più chiusa nelle gare più calde grazie a un’efficacia di raffreddamento che le frutta centesimi preziosi sul dritto.
L’altra lotta
Restando in tema di raffreddamento, la priorità in casa Ferrari sarà assicurare un adeguato smaltimento del calore dall’impianto frenante. Brucia ancora lo scotto di Singapore, quando un errore di valutazione costrinse i piloti a una domenica da incubo, con un lift and coast più invasivo del solito e il ritiro sfiorato nel finale con Hamilton. Anche mettendo tutto insieme comunque, appare improbabile che il Cavallino possa bissare la vittoria nel 2024, al momento l’ultima in Formula 1, mentre più realistico è l’obiettivo di riprendersi il secondo posto tra i costruttori.
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Riuscirci non sarà semplice, con una Mercedes migliorata dopo l’estate grazie al lavoro sul fondo, sulla flessibilità dell’ala anteriore e sui cestelli dei freni. In Messico non sono nemmeno presenti curve ad alta velocità, evitando così di esporre le lacune della W16 alle alte percorrenze. Quella per la piazza d’onore comunque è una lotta a tre con protagonista anche la Red Bull, complici le vittorie di Verstappen e i punti portati da Tsunoda. La scuderia di Milton Keynes ha ancora degli aggiornamenti in canna, suscitando curiosità per vedere se questi arriveranno già a Città del Messico oppure più avanti.
Esecuzione difficile con tante variabili
Ancor più che le affinità tra le singole macchine e il circuito messicano, a contare sarà l’esecuzione del weekend, dalle scelte tattiche a quelle di messa a punto. Avrà un certo peso anche l’obbligo per alcuni piloti titolari di cedere il volante ai rookie nella prima sessione di libere, un ostacolo per la loro preparazione. In casa Red Bull sarà addirittura Max Verstappen a lasciare il posto ad Arvid Lindblad, mentre Lando Norris affiderà la sua McLaren all’idolo locale Patricio O’Ward. Ferrari e Mercedes non saranno da meno, con Hamilton e Russell a cedere l’abitacolo rispettivamente a Fuoco e Vesti.
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Il 2025 insegna quanto l’esecuzione della qualifica sia decisiva e in Messico non sarà da meno, a maggior ragione considerando il probabile basso degrado gomma in gara. L’altitudine entrerà in gioco anche in questo, visto che in passato ha spesso fatto sì che la pista andasse incontro a rapidi sbalzi di temperatura nell’arco di pochi minuti, cambiando le carte in tavola. Sapersi adattare in tempo reale alle condizioni mutevoli sarà una delle chiavi per assicurarsi un posto nelle prime file, possibilmente non in pole. In partenza la lunga corsa verso curva 1 espone il poleman all’attacco degli inseguitori con la scia, premiando l’astuzia e l’aggressività di chi riesce a mettere le ruote davanti alla prima chicane. Verstappen non ha bisogno di presentazioni in questo, ma se la McLaren riuscisse a giocarsi bene le sue carte potrebbe lavorare di squadra con le due macchine per guastare i piani di Max.