di
Davide Frattini

La mossa dell’ultra destra durante la visita di Vance. Kushner e il piano per dividere Gaza in due

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE 
GERUSALEMME – Vestito con i colori della bandiera americana, Benjamin Netanyahu accoglie JD Vance che arriva a Gerusalemme con la moglie Usha. Anche lui accompagnato dalla moglie Sara (in abito rosso-Trump) il premier invita la coppia a un pranzo anticipato prima dell’incontro. L’accoglienza cordiale, tra «alleati e partner», serve a mostrare che Israele «non è un protettorato» degli Usa come dichiara subito Netanyahu. Eppure le visite in sequenza — Steve Witkoff e Jared Kushner prima di Vance, il segretario di Stato Marco Rubio dopo di lui — rivelano quanto la Casa Bianca tema che Bibi faccia saltare la tregua. Donald Trump tiene troppo a un «nuovo Medio Oriente» e i suoi volano qui per assicurarsi che non ci siano intoppi. Vance ammette che «mantenere la tregua è un compito molto difficile» e resta vago su come attuare i punti successivi nel piano del presidente. Che ha più o meno promesso a Recep Tayyip Erdogan un ruolo per la Turchia nella forza internazionale a Gaza. Netanyahu è contrario: «Saremo noi a decidere quali Paesi ne faranno parte» dice e Vance gli concede il diritto di veto davanti alle telecamere.

Americani e israeliani starebbero discutendo l’ipotesi presentata martedì da Kushner: la ricostruzione della Striscia partirebbe nelle zone controllate dall’esercito, metà del territorio. «Nessun finanziamento andrebbe ad Hamas finché non saranno disarmati», ha detto il genero del presidente. L’idea preoccupa i Paesi arabi — scrive il Wall Street Journal — perché potrebbe essere il preludio a una presenza permanente. Durante le cerimonie dedicate a Vance, l’estrema destra è riuscita a far passare un voto preliminare in parlamento per l’annessione della Cisgiordania. «Un tentativo di rovinare le nostre relazioni con gli Stati Uniti», commentano fonti del Likud, il partito di Netanyahu. Trump sembra opporsi all’idea di inglobare i territori palestinesi, di sicuro sono contrari i regni del Golfo, che il presidente sta corteggiando. «Progetti massimalisti sono inaccettabili. Dobbiamo procedere verso la nascita di uno Stato palestinese», avverte Anwar Gargash: parla a nome degli Emirati Arabi Uniti, una delle nazioni che hanno firmato gli accordi di Abramo per la normalizzazione con lo Stato ebraico.



















































La Corte internazionale di giustizia è intervenuta perché Israele «faciliti il lavoro delle organizzazioni umanitarie. In quanto potenza occupante ha l’obbligo di soddisfare i bisogni primari della popolazione». I giudici all’Aia specificano che anche l’Unrwa deve poter riprendere le operazioni. Il governo di Netanyahu ripete che l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi «è infiltrata da Hamas». Secondo la Corte, i legami «non sono stati provati». Da Gaza gli abitanti raccontano che gli aiuti non sono ancora sufficienti, la maggior parte della gente non ha una casa dove tornare, le squadracce di Hamas spadroneggiano nelle strade. Dopo le minacce di Trump — scrive il Wall Street Journal — i fondamentalisti sarebbero disposti a fermare le esecuzioni sommarie dei rivali. Quelle pubbliche: testimoni raccontano che i jihadisti hanno allestito centri di detenzione segreti.

22 ottobre 2025 ( modifica il 22 ottobre 2025 | 22:29)