di
Paolo Salom
In Cina è in corso l’annunale riunione del Comitato centrale del Partito comunista: è all’interno di queste riunioni che si misurano le forze e si progettano future leadership. Anche se Xi non sembra intenzionato a farsi da parte
Tutti sanno che è in corso. Pochi, se non pochissimi, sanno che cosa si dice e che cosa si decide nell’annuale riunione del Comitato Centrale del Partito comunista cinese all’interno delle segrete stanze dell’Hotel Jinxi di Pechino. L’assise iniziata lunedì si concluderà domani.
In teoria, gli argomenti trattati dai massimi esponenti della nomenclatura rossa – al cospetto del presidente Xi Jinping – riguardano le modalità per raggiungere con successo il programma del piano quinquennale. In realtà, queste riunioni servono anche per misurare le forze all’interno del Partito, a definire alleanze, a progettare la futura leadership.
Da 13 anni a questa parte, tuttavia, c’è un importante «ma» da anteporre a tutto questo.
Come scrive in prima pagina oggi il New York Times, l’ascesa al potere di Xi Jinping, ormai al terzo mandato dopo essere riuscito a cambiare la costituzione, voluta da Deng Xiaoping per evitare eccessi che riportassero agli anni del maoismo (due mandati e poi ricambio al vertice), ha riportato indietro la lancetta degli orologi cinesi. Al momento, il presidente Xi, non a caso definito il Nuovo Timoniere, non solo non ha intenzione di mettersi da parte – nel 2027 inaugurerà il suo quarto mandato – ma non ha nemmeno indicato un possibile successore, o comunque una rosa di nomi dalla quale scegliere il futuro presidente. Cosa peraltro che Deng aveva chiaramente indicato, nome per nome e ordine di nomina al comando prima della sua fine terrena: Jiang Zeming, quindi Hu Jintao.
Deng riteneva che dopo i primi due leader da lui indicati il meccanismo si sarebbe instaurato pacificamente, assicurando un cambio della guardia concordato, senza tensioni o colpi di mano. Ma la lotta politica che ha portato al trionfo di Xi Jinping, tra il 2012 e il 2013, ha cambiato forse troppo presto le regole. Gli avversari del nuovo presidente sono stati uno dopo l’altro messi in condizione di non nuocere (molti hanno dovuto affrontare accuse di «corruzione» e pesanti condanne); ancora oggi non passa anno senza epurazioni ai vertici del partito e dello Stato, forze armate comprese, che assottigliano sempre di più le fila dei «non allineati».
A oggi, dunque, la Repubblica popolare cinese è tornata a essere un Paese guidato da un leader a vita. Xi, a 72 anni, non mostra alcuna intenzione di indicare l’uomo (o la donna? – qualcuno ha azzardato il nome della figlia, Xi Mingze…) che prenderà, un giorno, il suo posto.
Ma questa situazione, tipica dei Paesi autoritari, è – sempre parole del New York Times – foriera di instabilità e incertezza. Nelle stanze del potere, a Zhongnanhai, la cittadella al centro di Pechino dove risiedono i leader più potenti, ormai passeggiano soltanto i fedelissimi di Xi. Nessuno osa aprire bocca sul futuro. Ma non è detto che manchino i personaggi con ambizioni di comando. Ovvero proprio quello che Deng voleva evitare: una lotta per la successione simile a quella che portò la Cina, dopo la morte di Mao, sull’orlo di un colpo di Stato per mano della Banda dei quattro, guidata da Jiang Qing, la vedova del Grande Timoniere.
In realtà, un golpe allora in effetti ci fu: ma con l’intento di rimettere in piedi il Paese devastato dalla Rivoluzione culturale e riportarlo a una vita il più possibile scevra da eccessi ideologici. Sappiamo come è andata: la Cina, grazie a riforme e apertura, è diventata in meno di mezzo secolo la seconda potenza industriale e militare del pianeta. Solo una cosa non è cambiata: la rivalità con gli Stati Uniti e la tendenza a risolvere con slogan e fedeltà al partito (leggi: Xi Jinping) tutte le contraddizioni sociali inevitabili in un gigante di un miliardo e mezzo di abitanti.
Ecco perché un uomo solo – un imperatore – al vertice dello Stato rischia di essere la causa e l’effetto di instabilità: un sistema troppo rigido ha in sé i germi della sua possibile decadenza.
Questo testo è stato pubblicato su America-Cina, la newsletter del Corriere. Per riceverla basta iscriversi a Il Punto: lo si può fare qui
22 ottobre 2025 ( modifica il 22 ottobre 2025 | 14:23)
© RIPRODUZIONE RISERVATA