Due anni che gli hanno cambiato la vita. Dal termine dell’ultimo tour, nell’estate del 2023, a oggi, Tiziano Ferro racconta un percorso di trasformazione profonda, personale e artistica. “Ho ribaltato vita privata e carriera”, ammette con la consapevolezza di chi ha attraversato un periodo complesso e ne è uscito con nuove certezze. Dopo la separazione dal marito Victor Allen – il matrimonio risaliva al 2019 – Ferro ha iniziato a ricostruire la propria quotidianità: “Ho la custodia, ma non vorrei portare via i bambini dall’America, anche se potrei. Questo mi porta a vivere in un luogo alienante, nel quale non ho punti di riferimento”.

Ma il cambiamento non ha riguardato solo la sfera privata. Dopo venticinque anni ha deciso di cambiare manager, scegliendo Paola Zukar, e con essa anche casa discografica, approdando in Sugar. Un punto di svolta professionale che si intreccia inevitabilmente con quello umano, confluito tutto nel nuovo album “Sono un grande”, in uscita il 24 ottobre. “Nel disco c’è finito tutto quello che è accaduto in questi due anni: un grande disastro, ma non solo. È un disco pieno di insicurezze e di supposizioni che poi diventano nuove verità”.

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Ma cos’è successo davvero col marito Victor Allen? La separazione ufficiale dal produttore americano è arrivata a inizio 2024, dopo un matrimonio per pochi intimi a Latina, città di origine del cantante, e un amore sempre riservato, raccontato molto poco sui social, tra rare scene di vita quotidiana e genitoriale. Tra introspezione e sincerità, Ferro racconta anche un percorso di consapevolezza emotiva, attraverso cui i due sembra abbiano fatto di tutto per salvare il matrionio. “Sono stato a fare terapia di coppia – spiega – e la psicologa chiudeva le sessioni chiedendoci di dire una cosa bella dell’altro. Brava la psicologa, eh, ma il risultato…”. Una battuta che non nasconde il peso del percorso, evidentemente in salita. L’artista spiega che per lui ha significato anche imparare a riconoscersi del valore. “Avrei dovuto dirmelo quando ho fatto il tour del 2023, nonostante tutti mi consigliassero di fermarmi per un polipo alle corde vocali. L’unico obiettivo per me erano i concerti e la gente”. All’epoca, dietro le quinte del tour, c’era proprio Victor coi figli in braccio, poi la crisi.

Nel suo racconto c’è la consapevolezza di un uomo che ha imparato a convivere con la complessità, anche quella di essere genitore. “Diventi padre e ti chiedi: dov’è la saggezza? Dove sta il lume di mio padre? Non c’è – puntualizza – Come sto? Meglio di due settimane fa, meglio di tre anni fa. Faccio una vita che un po’ mi sento di subire. Mi chiedono in molti dell’America. Io l’America non l’ho scelta. È arrivata per amore. Poi sono arrivati i figli. E quando è finita la relazione uscire fuori dall’America è diventato un po’ complesso. Ho questa custodia ma sono anche una persona che ha un cuore. Non vorrei prendere i bambini e portarli via, anche se potrei. E questo mi porta a vivere in un luogo nel quale non ho punti di riferimento. Che mi dà tanto dal punto di vista musicale ma mi mancano alcuni livelli umani che non possono esserci in una città alienante come Los Angeles. Se potessi non vivrei dove vivo adesso. L’unica scelta che ho non mi piace a livello etico. Potrei portarli via, ma non lo faccio. Per ora penso sia giusto così”.

Il disco, rispetto ai precedenti, torna ai suoni urban e r&b degli esordi, ma contiene anche riflessioni più intime, tra cui una canzone dedicata alla nipote e un’altra alla figlia Margherita. “Le canzoni per i figli sono un classico – dice –, ma quelle per i nipoti sono più rare. Con mia nipote è stato facile sentirmi zio, immediato. Da padre, invece, c’ho messo di più: la parola “papà” mi sembrava un titolo troppo alto, che non meritavo”. E poi c’è anche un brano pensato per il fratello, con il quale condivide il desiderio di interrompere un ciclo di fragilità familiari. “Abbiamo deciso di rompere comportamenti che ci hanno fatto del male. I nostri genitori erano poveri, ho dormito in camera con loro fino a otto anni, hanno commesso errori, ma comunque li amavamo”.

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Nel nuovo lavoro trova spazio anche il tema della salute mentale, già affrontato in passato nei suoi testi. Se allora aveva raccontato la depressione, oggi parla apertamente dei suoi attacchi di panico. “Mi fa rabbia che si parli di salute mentale solo perché va di moda, come se fosse un argomento da social network. Nessuno riflette su quanto le cure siano cambiate dai tempi di mia nonna, che veniva sedata solo perché era una donna con opinioni. Io invece oggi ho gli strumenti per capire a che punto sono della mia salute mentale: questo è tanto, e lo devo condividere”.