Dalla newsletter settimanale di Greenkiesta (ci si iscrive qui) – Sei al quarto anno di liceo scientifico, tra un esercizio di algebra e una versione di latino decidi di andare con gli amici nel bosco per dare sfogo alle tue più grandi passioni (insetti e fotografia), e vinci il Wildlife Photographer of the Year nella categoria giovani (primo italiano nella storia). 

Ad Andrea Dominizi, riassumendo, è andata più o meno così. Con uno scatto splendido per il suo modo di trasmettere l’ansia del mondo animale dinanzi agli interventi dell’uomo, il diciassettenne di Velletri ha sbancato il più importante concorso di fotografia naturalistica al mondo, organizzato dal Museo di storia naturale di Londra.

Il soggetto della foto premiata si chiama Morimus Asper, un insetto dell’ordine dei coleotteri e della famiglia dei cerambicidi, posizionato su una corteccia mentre sbircia – con le antenne alzate – una macchina taglialegna al lavoro sullo sfondo. Il coleottero sembra nascondersi per non farsi vedere dall’uomo alla guida del mezzo. 

«Ma cosa vogliono ancora questi qua?!», sembra pensare. Lo scatto è interessante anche perché contrappone distruzione e rigenerazione, dato che il Morimus Asper ricopre un ruolo ecologico fondamentale come decompositore: le larve si nutrono del legno morto e in decomposizione, facilitando la trasformazione della materia in humus e – di conseguenza – il riciclo dei nutrienti nel suolo.

«Quando si è appassionati del mondo naturale non è possibile restare insensibili davanti agli effetti del cambiamento climatico e dell’intervento umano negli ecosistemi. Anzi, spero che la fotografia possa essere un mezzo per comunicare queste criticità e coinvolgere il pubblico», ha detto Dominizi in un’intervista con Filippo Fiorini de La Stampa.

«Un ragazzo del posto – continua – disse a me e ai miei amici di averne visti diversi (di cerambicidi, ndr) in quella zona (monti Lepini, Lazio, ndr) e andammo a cercarli per fare qualche foto. Non mi aspettavo di trovarlo in compagnia di quel macchinario, perché all’inizio la mia intenzione era quella di fotografare solo l’insetto, però, vedendolo, ho capito come la scena potesse trasmettere un messaggio forte».