Quest’oggi, 23 ottobre 2025, cade il quattordicesimo anniversario della scomparsa di Marco Simoncelli. La ricorrenza arriva proprio alla vigilia del Gran Premio di Malesia, quello in cui l’esistenza terrena del romagnolo venne troncata, improvvisamente e drammaticamente, nel 2011, quando aveva solamente 24 anni.

Oggi di anni ne avrebbe 38, il Sic, e verosimilmente – se i fatti non si fossero sviluppati come purtroppo si sono svolti – avrebbe già concluso la sua carriera in MotoGP. Ci  manca, ci è mancato per quasi tre lustri e oggi ci mancherebbe comunque, anche se non avesse avuto quel maledetto incidente e avesse corso nel Motomondiale per un decennio.

Impossibile sapere quale piega avrebbe preso la sua carriera, quanto avrebbe vinto, cosa avrebbe potuto compiere, come sarebbero cambiate le dinamiche dei Mondiali, chi avrebbe avuto un destino agonistico diverso e quando Marco avrebbe chiuso la sua carriera. Però una situazione la conosciamo di certo: lui avrebbe generato interesse.

Aveva qualcosa di unico e inimitabile, qualcosa che non si può apprendere, qualcosa che o si ha dentro o non lo si acquisisce. Il carisma. Erano la sua voce degna di un cartone animato Warner Bros (con quell’accento romagnolo e quel timbro singolare), il suo carattere spavaldo e la sua brillantezza intellettiva a renderlo un catalizzatore di attenzione.

A ben pensarci, Simoncelli ha precorso i tempi. Già nel 2011, quando i social network non erano così preponderanti come oggi, utilizzava lo strumento dei contenuti video quale veicolo comunicativo. Erano filmati che, rivisti ora, appaiono artigianali e improvvisati. Eppure, all’epoca, non si concepivano neppure certe accuratezze, emerse successivamente, essendo espressioni della prorompente affermazione di Facebook, Instagram e TikTok quali mezzi di comunicazione.

Indipendentemente da questa caratteristica, il Sic era un vero e proprio personaggio. Nessun suo contemporaneo lo è stato. Casey Stoner e Dani Pedrosa erano perennemente tristi e malinconici, Jorge Lorenzo oscillava tra la pedanteria e la triste imitazione di Valentino Rossi. Andrea Dovizioso non ha mai bucato lo schermo.

Dopo Marco, chi è arrivato? Un altro Marco, seppur declinato alla spagnola. Solo Marc Marquez è dotato di un vero carisma, di polarità opposta però. A El Trueno de Cervera non dispiace recitare il ruolo del villain, del cattivo. Anzi, gli fa gioco per mettere in soggezione gli avversari. Lui sì che sa generare interesse, ma lo fa in maniera totalmente opposta rispetto ai guasconi come il Dottore o il Sic. Non certo in quel modo che diverte.

Insomma, se la teoria dei multiversi fosse veritiera ed esistessero realtà alternative nelle quali l’esistenza di Simoncelli è proseguita oltre il 23 ottobre 2011, anche in quei differenti piani spaziotemporali oggi sentirebbero la mancanza del Sic. Perché la MotoGP risulterebbe comunque più vuota e anestetizzata, priva di un catalizzatore quale il numero 58. L’ultimo personaggio, appunto. L’ultimo a cui non interessava solo l’aspetto agonistico, bensì anche intrattenere gli spettatori.