di
Chiara Marchetti

Scontri con tafferugli e tensione a Bologna in via Michelino. Sfrattate due famiglie con bambini che abitavano in due appartamenti al primo piano: «In questi mesi hanno cercato invano una nuova abitazione»

Violento sgombero questa mattina, 23 ottobre, in via Michelino, zona Fiera. Erano circa le 7 quando l’ufficiale giudiziario e due squadre di forze dell’ordine in tenuta antisommossa, carabinieri e polizia, sono entrati al civico 41 per sfrattare due famiglie con bambini che abitavano in due appartamenti al primo piano della palazzina. 

Lo sfratto a Bologna: buttato giù il muro per entrare

Dopo un primo tentativo di dialogo andato a vuoto, le due squadre hanno buttato giù le porte d’ingresso delle abitazioni e una parte di muro, irrompendo nelle abitazioni con all’interno ancora gli inquilini, compresi i bambini. Sul posto anche gli attivisti di Plat, la sigla che mette insieme una serie di realtà antagoniste della città come Crash e Cobas



















































«Gli agenti  -racconta l’operatore sindacale di Plat, Fabio Scaramella – ha prelevato con forza le famiglie e fuori dalla palazzina c’è stato un momento di confusione dove la polizia ha colpito duro con i manganelli, respingendo queste persone con la forza e gli scudi». 

Gli scontri fuori dall’appartamento

Dai video pubblicati sui social da Plat, si nota chiaramente un uomo ferito alla testa e i bimbi presenti che guardano spaventati quella che fino a poche ore prima era la loro casa. Qualche ora più tardi è emerso che le due famiglie – una composta dalla mamma e i tre figli, di cui una con un handicap, e l’altra con i genitori e due figli piccoli – hanno sempre pagato l’affitto ma «il contratto di locazione è scaduto mesi fa – prosegue Scaramella – e la proprietà, l’impresa di costruzioni Hoxha, ha deciso di non rinnovarlo per realizzare appartamenti destinati agli affitti brevi che fruttano 700 euro a notte». Un «profitto ingiusto fatto alle spalle di persone che non possono permettersi cifre del genere». 

Durante lo sfratto non erano presenti gli assistenti sociali che seguono il caso delle due famiglie («ci hanno detto che gli è stata data indicazione di non venire», dicono i presenti) e comunque «la loro soluzione a questa situazione è stata inadeguata», spiega il sindacalista. Ai due nuclei familiari sono state proposte delle camere d’albergo «piccole, non idonee alle loro esigenze e a più di 30 chilometri di distanza da Bologna». Gli operatori di Plat fanno quindi notare come i genitori abbiano lavoro in città e i bimbi frequentino tutti le scuole del quartiere San Donato.

«La bambina con problemi logopedici – viene sottolineato – ha due visite mediche la settimana e non può vivere così lontano. Trasferendosi fuori città ai minori verrebbe inoltre compromesso il loro diritto allo studio». In questi mesi, le due famiglie hanno cercato una soluzione abitativa alternativa, senza risultati. «L’esecuzione di sfratto – chiarisce la responsabile dello sportello legale di Plat, Maria Elena Scavariello– può essere eseguita solo quando alla famiglia viene offerta una soluzione abitativa alternativa dignitosa, se no si deve temporeggiare. La proprietà privata esiste ma dentro la Costituzione è prevista anche la sua funzione pubblica e sociale».  Ciò che è successo questa mattina «è drammatico e non si può più parlare di emergenza abitativa ma di crisi strutturale dell’abitare in città».

Secondo la responsabile servono quindi «soluzioni coraggiose» come riqualificare edifici pubblici abbandonati, ad esempio l’ex caserma Sani, che «stanno lì a marcire e non servono a niente». Bologna «non può permettersi di avere immobili vuoti da una parte e gente che non sa dove vivere dall’altra. Dalla politica pretendiamo risposte concrete diverse da scudi e manganelli». 


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23 ottobre 2025 ( modifica il 23 ottobre 2025 | 17:15)