di
Pierpaolo Lio
Il 64enne, disoccupato da tempo, dormiva in macchina: trovato un foglio intitolato «La torta avvelenata». Il racconto dei testimoni: «L’ha presa per i capelli, lei urlava, poi quei colpi». Il Procuratore: «Uccisa con 14 coltellate, particolare accanimento al volto»
«La torta avvelenata». È il titolo del foglio scritto da Luigi Morcaldi – l’assassino di Luciana Ronchi, l’ex moglie – che è stato ritrovato nell’auto del 64enne, in quel momento ancora in fuga. È il pomeriggio di mercoledì. E in quel momento la caccia all’uomo è ancora in piena corsa. I vigili hanno appena trovato la sua auto, una Ford Focus grigia di proprietà della sorella. E all’interno scovano il giubbotto insanguinato e quelle righe scritte di odio. L’uomo sarà rintracciato e fermato un paio d’ore dopo, alle 18, all’interno del parco Nord, non distante dal luogo dell’agguato mortale all’ex. Nel testo, Morcaldi si rivolge alla donna e al figlio, riversando su di loro la sua rabbia e frustrazione.
Al mattino, poco prima delle 10, Morcaldi s’era avventato sull’ex moglie. La ferisce con due fendenti. Che si riveleranno letali. Le urla della donna durante l’aggressione avevano richiamato l’attenzione di due operai. Che avevano provato a intervenire. Purtroppo le coltellate al volto e al collo – 14, come riferito dal procuratore di Milano Marcello Viola, «con particolare accanimento al volto» – saranno fatali per la vittima. «Improvvisamente ho sentito le urla allarmate di una donna», ricorderà uno dei due tecnici al lavoro in zona sentito poi dagli inquirenti, coordinati dai pm Leonardo Lesti e Giovanni Tarzia: «Sul marciapiede opposto, a 50 metri da me, vedevo un individuo a piedi che tirava i capelli di una donna che urlava con forza e cercava di divincolarsi».
Sono Morcaldi e l’ex moglie. Sente lui urlare: «Vai fuori da casa mia». E subito dopo lo vede sferrare «due colpi al volto della donna». «Rimanevo paralizzato». Con il collega provano comunque a soccorrere la vittima. La donna, con l’aiuto dei due, riesce a fare qualche passo, ma poi «si è riaccasciata al suolo senza forze». Il racconto prosegue: «Solo in quel momento mi sono accorto che perdeva molto sangue dal collo e dal volto».
Le grida durante l’aggressione sono strazianti. Le sente anche un vicino che sta al quarto piano del palazzo di via Grassini 5, a Bruzzano, periferia nord di Milano, nonostante le finestre chiuse. Quando guarda in strada dal balcone l’inquilino vede «un uomo che strattonava una donna» e l’intervento dei tecnici in difesa della vittima, e l’aggressore allontanarsi infine in scooter.
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Morcaldi era stato notato in zona anche la sera prima, nonostante non abitasse più là da tre anni, dalla separazione dalla moglie. Una donna l’aveva visto «verso le 18.30. Era in piedi con uno zainetto verde. Era molto agitato e arrabbiato». Anche quella sera, l’obiettivo era l’ex moglie. «Sosteneva che sarebbe dovuta essere lei ad andarsene via dalla casa». Dopo la chiusura del bar e altri lavoretti, Il 64 enne era disoccupato da tempo. Inizialmente s’era aggregato a un amico per condividere una stanza in zona, poi sembra che dormisse addirittura in auto. Luciana morirà alle 20, in ospedale, al Niguarda, nonostante il lunghissimo intervento chirurgico a cui è stata sottoposta dai medici nel tentativo di salvarla.
Per otto ore intanto gli agenti della polizia locale, guidati dal comandante Gianluca Mirabelli, setacceranno il quartiere per individuare l’assassino. Alle 14, in un parcheggio in via Ornato, troveranno lo scooter usato da Morcaldi per l’agguato, e per scappare. Subito dopo sarà la volta dell’auto, che il 64enne usava regolarmente e dove negli ultimi tempi avrebbe anche dormito. Sarà poi lui a indicare agli agenti il cestino in cui ha gettato il coltello a serramanico: per la violenza dei colpi, la lama è stata ritrovata spezzata in punta.
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23 ottobre 2025 ( modifica il 23 ottobre 2025 | 16:04)
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