La stagione di Pecco Bagnaia assomiglia sempre di più ad un thriller. La differenza è che, quando leggiamo un libro, abbiamo la certezza che alla fine avremo una risposta sul nome dell’assassino. La fine della MotoGP 2025 invece si avvicina in maniera inesorabile e il dubbio che la Ducati possa anche non trovare il motivo della sofferenza del tre volte iridato si fa sempre più ingombrante.
Dopo le bellissime vittorie di Motegi, il piemontese è passato attraverso due weekend a dir poco disastrosi, nei quali non è riuscito ad ottenere neppure un punto. Ora però si torna a Sepang, dove questo 2025 è cominciato con i test invernali e dove Pecco era stato molto veloce con la GP25 in quell’occasione. Dunque, c’è una base di partenza che sulla carta dovrebbe funzionare. O almeno questo è quello che lui spera.
“Ho molta voglia di cominciare il weekend, perché questa è una pista che mi piace, sulla quale ho sempre ottenuto buoni risultati. Ci sono state altre piste però dove sono sempre andato forte in passato e quest’anno ho avuto difficoltà, quindi spero solo di poter entrare in pista ed avere buone sensazioni come qualche gara fa. In ogni caso, anche se dovessimo essere in difficoltà, il layout ci dovrebbe aiutare un po’ di più, anche per il fatto di aver fatto i test, quindi penso di poter giostrare meglio la situazione. Il test qui era stato molto positivo, perché eravamo andati molto forse, sia sul passo gara che sul time attack. Infatti spero di riuscire a riavere quelle stesse sensazioni”, ha detto Bagnaia al suo arrivo in Malesia.
La base di partenza, dunque, sarà proprio quella di febbraio: “La moto più o meno sarà quella, ma in questa situazione non dobbiamo essere ingordi, quindi dobbiamo prendere le cose con calma, perché su una pista come questa abbiamo più margine per provare le cose, perché di solito è buona fin dalla FP1. A Phillip Island, per esempio, le condizioni non ci hanno aiutato a lavorare e a Mandalika il grip è cresciuto molto nel corso del weekend”.
Anche in un fine settimana difficile come quello in Australia, però, un passo avanti c’era stato tra la Sprint e la gara lunga, perché prima della caduta il suo passo era stato decisamente migliore: “E’ cambiato il set-up, perché nel corso del weekend abbiamo faticato molto per via dei movimenti della moto. Nel Warm-Up abbiamo provato una soluzione che aveva peggiorato le cose, quindi era difficile immaginare di poter correre la gara in quelle condizioni. Per la gara abbiamo deciso di rendere la moto più calma ed era un po’ più dura da guidare, ma era migliore. Poi sono caduto perché stavo attaccando e il freno motore spingeva un po’ sull’anteriore, ma sono stato in grado di essere più competitivo. In questa stagione ho sofferto spesso del problema del posteriore che spinge sull’anteriore in frenata ed in inserimento di curva”.
Francesco Bagnaia, Ducati Team
Foto di: Gold and Goose Photography / LAT Images / via Getty Images
Quando poi gli è stato domandato se lui sia l’unico ducatista a soffrire di questa situazione, ha aggiunto: “All’inizio della stagione ero l’unico ad avere questo tipo di problemi, ma ora ne sta soffrendo anche Morbidelli. Stiamo cercando di capire il motivo, perché se più piloti iniziassero ad accusarlo, sarebbe un problema per la Ducati. Stiamo cercando di lavorare in modo diverso per trovare una soluzione”.
Del rompicapo che si è creato intorno a lui ha parlato anche il suo mentore Valentino Rossi e anche un nove volte campione del mondo come il “Dottore” non è riuscito a trovare una risposta: “Dico solo che per tutti noi è una situazione difficile da capire, sia per me che per i tecnici. Stiamo cercando di capire come fare, perché questo problema potrebbe presentarsi anche agli altri piloti Ducati ed è una situazione che potrebbe essere problematica”.
Tra le altre cose, in questi mesi se ne sono sentite di tutti i colori sui social, comprese le teorie del complotto, quindi non sarà stato facile non dare peso a queste cose: “Ho notato che nei momenti più complicati si fa più attenzione alle varie cose che escono fuori e si vedono un sacco di cagate, nel vero senso del termine. Però, in generale, sono sempre stato capace di estraniarmi e ho sempre dimostrato che, quando mi sono trovato bene, sono riuscito a performare bene. Siamo arrivati alla conclusione che non è più una questione di adattamento, ma di funzionamento. E stiamo cercando di capire che cos’è che comporta questa situazione”.
Infine, quando gli è stato domandato se anche lui ritenga di aver commesso qualche errore quest’anno, ha concluso: “Sicuramente, nessuno è perfetto. Ci sono state situazioni in cui avrei potuto fare di più, ma non è facile quando si è così tanto in difficoltà. Sicuramente, però, avrei potuto fare di più”.
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