C’è una regola che lega gli editoriali di Riccardo Bonacina selezionati tra i tantissimi che ha scritto nell’arco di 30 anni per VITA e che sono stati raccolti nel nuovo libro in uscita: questa regola è quella del “mi riguarda”.

Riccardo si sente sempre coinvolto nelle cose di cui scrive. Il suo sguardo sulla realtà è uno sguardo mobilitato e insieme mobilitante. Non tocca mai gli argomenti che l’attualità gli sottopone semplicemente per dare una chiave di lettura o per mettere a fuoco un giudizio sui fatti. In ogni suo intervento è sempre sottesa una domanda: e io/noi cosa possiamo fare? Come possiamo renderci soggetti attivi e non solo giudicanti rispetto a quanto l’attualità sottopone alla nostra attenzione? Il giornalista professionista va sempre di pari passo con l’uomo giornalista: in lui non c’è quella scissione che rende così spesso moralistica e un po’ farisaica l’informazione. Per questo motivo è sembrato giusto che Vita Day del prossimo 30 ottobre prendesse questa “regola” di Riccardo come titolo.

Anche il titolo scelto per il libro è stato suggerito da un suo editoriale. Sintetizza bene questa sua visione della professione giornalistica: La meta è partire. Si tratta di un verso di una poesia di Ungaretti (perché letteratura e teatro per Riccardo sono sempre fonti vitali e mai accademiche). È un verso che dichiara quanto sia decisivo pensare l’informazione come innesco di un attivismo. Si informa bene e correttamente se non ci si chiama fuori con una presunzione di equidistanza rispetto alle cose. «Perché non si può stare a guardare», scrive a proposito del Kosovo: e nel testo annuncia il lancio della campagna che lo vede coinvolto e soggetto protagonista, “Io vado a Pristina”. Affrontare il racconto dell’attualità significa avere a cuore il desiderio di soluzione dei nodi e dei problemi; e quindi applicare l’intelligenza in questa direzione. «È sbagliato scrivere di qualcuno senza averne condiviso almeno un po’ la vita», aveva scritto Ryszard Kapucinski, il grande giornalista polacco che per Bonacina è sempre stato un punto di riferimenti. Con il suo lavoro di informazione ha sempre fatto sua quella raccomandazione.

C’è poi un altro aspetto importante nel metodo del fondatore di VITA: è la capacità di ascolto. La regola del “mi riguarda” ad esempio gli è stata suggerita da un volontario intervenuto ad un incontro pubblico tenuto alla periferia di Milano. «Ad un certo punto ho capito che la vita, mia, di chi mi sta intorno, del mio quartiere, mi riguardava e che anch’io potevo esserne responsabile», aveva detto quel volontario. «O è così o siamo schiavi inconsapevoli». Quella frase era diventata oggetto di un editoriale e criterio per cercare di praticare un modello di informazione libero e responsabile. 

Anche il suo modo di fruire dell’informazione era polemicamente anomalo. Ad esempio prestava molta attenzione alle lettere dei lettori, per cogliere situazioni e fenomeni che nelle altre pagine i giornali ignoravano o non riuscivano ad intercettare. Per lui era uno dei tanti modi di ascoltare e dare credito alla realtà, suo vero parametro di riferimento. E oggetto di una passione che lo tiene sempre vigile e che lo porta ad aprire sempre nuovi fronti di attenzione e di battaglia, com’era accaduto in occasione delle inchieste e delle campagne contro il gioco d’azzardo legale. Anche in quell’occasione il lavoro giornalistico aveva generato un impegno strutturato e partecipato per combattere quella piaga sociale. Per lui non si poteva affrontare un problema senza alimentare concretamente la speranza di risolverlo. E ha fatto di questo principio la filosofia di VITA, il giornale che ha fondato e per il quale ha sempre messo in campo tutte le sue energie.

La meta è partire sarà presentato giovedì 30 ottobre in occasione di Vita Day, una giornata dedicata a incontri e performance sullo stato dell’arte, gli strumenti, le forme espressive, i linguaggi e le prospettive della narrazione sociale.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.