di
Vincenzo Brunelli

L’uomo, 69enne, fu sottoposto a un intervento per impiantare un bypass coronarico all’Istituto clinico ligure alta specialità di Rapallo: l’errore in sala operatoria lo costrinse a vivere per oltre due anni in stato vegetativo

Si era ricoverato per un bypass coronarico, una tecnica chirurgica delicata, ma ormai consolidata tanto da essere considerata ormai di routine, nel 2019, ma non poteva sospettare che la sua vita sarebbe cambiata per sempre e nel peggiore dei modi possibili. 

L’uomo che all’epoca aveva 69 anni, infatti, non si risveglierà più da quell’operazione per correggere un difetto cardiaco. 



















































I medici dell’Istituto clinico ligure alta specialità di Rapallo, in provincia di Genova, stando al resoconto processuale quel giorno sbagliano tutto quello che era possibile sbagliare in un intervento del genere, e non solo gli recidono un’arteria, ma se ne accorgono pure in ritardo

Il risultato dell’errore porterà il paziente ad andare in arresto cardiaco; e sempre a causa dell’emorragia l’uomo riporterà gravi danni cerebrali irreversibili. Il 69enne finisce in coma e rimarrà in stato vegetativo per due anni, fino al mese di ottobre del 2021, data del suo decesso. 

Dalla vicenda è scaturito un contenzioso giudiziario tra il figlio e l’Istituto che nei giorni scorsi ha portato alla sentenza civile di primo grado, nella quale il giudice Stefania Polichetti, accogliendo le richieste dell’avvocato Bruno Sgromo, ha stabilito un risarcimento di circa 1 milione di euro, più interessi e spese legali. Per il Tribunale civile di Genova i sanitari che avevano avuto in cura il 69enne hanno causato la lacerazione della arteria mammaria interna sinistra, «responsabile del successivo quadro clinico rappresentato, dapprima, dall’emorragia e, successivamente, dall’arresto cardiaco e dal conseguente danno ischemico cerebrale che ha condotto a morte il paziente dopo quasi 2 anni». 

Oltre alla lacerazione dell’arteria durante l’intervento per il posizionamento del bypass, i medici avrebbero commesso – secondo i giudici e i loro periti – un ulteriore errore, ancor più decisivo per il pessimo esito dell’operazione: «il ritardo con cui i sanitari hanno riconosciuto l’insorgenza della complicanza emorragica che ove prontamente riconosciuta, avrebbe consentito un intervento tempestivo di riparazione del condotto arterioso lesionato, e in ultima analisi, evitato l’insorgenza dello shock emorragico».

Conclusioni lapidarie del Tribunale genovese che dopo aver stabilito la responsabilità professionale dei medici e della struttura hanno quantificato in sentenza i danni da risarcire al figlio, per le gravissime sequele neurologiche e respiratorie, che hanno portato al decesso del paziente dopo 2 anni 2 mesi e 15 giorni dall’ evento. Sempre secondo la sentenza di primo grado pubblicata nei giorni scorsi, il giudice ha stabilito anche che «in caso di un approccio diagnostico-terapeutico corretto sia durante l’intervento cardiochirurgico che nel follow up post-operatorio, il decesso non si sarebbe verificato ed il paziente avrebbe avuto ottime prospettive di sopravvivenza ed una buona qualità di vita». Da queste severe risultanze processuali si è arrivati al risarcimento da 1 milione di euro per «danno da perdita del rapporto parentale, danno morale catastrofale e danno biologico terminale» nei confronti dl figlio 50enne.

24 ottobre 2025