Continuiamo il nostro viaggio sul reale utilizzo del potenziometro e quindi del monitoraggio dei watt da parte dei corridori. Stavolta andiamo da Mirco Maestri il passista. Passista che ha un doppio ruolo, quello di attaccante e quello di gregario. Nel caso dell’atleta della Polti-VisitMalta se vogliamo c’è anche il ruolo di cronoman.
Anche Maestri poi ci parla del suo rapporto col computerino a fine stagione, confermando che la cosa è del tutto soggettiva (in apertura foto Borserini).


Mirco, tu hai un doppio ruolo: cambiando il lavoro, come cosa osservi sul computerino… in merito ai watt chiaramente?
Sono due strade molto distinte: quando attacco come il Giro d’Italia o in una tappa i watt possono essere un punto di riferimento per me. In base a quello che sto spendendo, sapendo a monte i miei numeri, riesco a rendermi conto quanto la fuga è dispendiosa per me, per arrivare con la benzina nel finale.
Questione di gestione…
Mi aiuta nella gestione, anche se poi è naturalmente cercare di limare il più possibile. Perché alla fine quando si è in fuga siamo magari in 5, 6, 10 atleti e comunque non puoi stare lì a calcolare più di tanto. Questo tipo di gestione è più facile, secondo me, per uno scalatore quando si trova da solo in salita. Ripeto, io lo uso giusto per controllarmi e capire quanto sto spendendo.
E quando lavori magari per un capitano? Tipo lanciare le volate a Lonardi?
In quel caso i numeri non li guardi. Anche perché noi non abbiamo un vero e proprio “treno”. Al massimo siamo io e Pietrobon, quindi dobbiamo concentrarci nel finale e lì pensi a spingere e alle posizioni. Poi magari quei dati li rivedi col coach a fine tappa.


Ti capita in allenamento o in gara di essere “distratto”? Sei convinto di stare su un certo wattaggio e poi magari vedi che sei sotto?
Succede quando sei morto! Parti e sei convinto di spingere in un modo, guardi il computerino e magari sei 50 watt sotto. E lì bisogna stringere i denti per cercare di portare a casa il lavoro il meglio possibile. Quando non si sta bene, non si può forzare: non diventa neanche più allenante. Se stai male o comunque sei stanco, il lavoro non è lo stesso. I giorni che si stanno bene si riescono a spingere 10 watt in più e i giorni che si sta male si spinge qualcosa meno.
Prima hai detto una cosa interessante: valuti lo sforzo anche in base a quello che puoi risparmiare per il finale. Però se noti che sei un po’ alto coi watt ma al tempo stesso le sensazioni sono buone, cosa fai?
Cerco di gestirla, nel senso che cerco di spingere il meno possibile, consumare meno magari con un cambio anche un secondo, due più veloce. Cerco di stare più basso come posizione in modo da essere un po’ più aerodinamico per limare sempre quei 5-10 watt. Watt che magari dopo 4 ore e mezza di gara nel finale si sentono e sono un bel gruzzolo risparmiato.
In questo cosa aggiungi magari anche un gel o una barretta in più del previsto?
Sì, sì… Più si è alti e più si consuma. Pertanto si cerca anche di compensare con l’alimentazione: più vai forte e naturalmente più mangi. E? chiaro che non puoi superare un certo limite anche perché dopo vai incontro ad altri problemi, quelli intestinali. Però è chiaro che se fai una tappa piatta di 160 chilometri in cui tutti aspettano la volata e si va via in gruppo a 42 all’ora e si spingono 180 watt non mangi come quando sei in fuga spingendo a 320 o 360 watt.


Mirco, hai invece notato differenze tra i tuoi wattaggi e anche nel tuo approccio mentale al computerino tra fine stagione e inizio?
Direi di no, però va detto che quest’anno ho avuto la prostatite a fine agosto, quindi sono stato fermo una settimana e dopo un’altra settimana di ripresa, quindi in totale ho perso 10-12 giorni. Questa sosta ha fatto sì che comunque spingessi anche nel finale. Anzi, nella tappa finale al Giro d’Olanda è ho fatto i miei watt normalizzati più alti in assoluto dell’anno.
Basta poco per recuperare insomma?
Ho notato che tanti corridori hanno fatto i loro record sull’ora, sull’ora e mezza. Credo che senza quello stop per la prostatite non avrei raggiunto quei valori. L’anno scorso ho finito la stagione che ero vuotissimo.