Gli organizzatori del Tour de France 2026 fiduciosi di poter evitare le proteste che hanno afflitto la Vuelta a España 2025. Nelle scorse settimane, dopo che il GT iberico era stato travolto dalle manifestazioni pro-Palestina e contro la presenza in gara della Israel-Premier Tech, erano sorti alcuni dubbi riguardo alla partenza da Barcellona e allo svolgimento delle prime due frazioni (e mezza) in territorio spagnolo della prossima edizione della Grande Boucle per via del timore di nuove proteste. Inoltre, pur confermando la volontà di ospitare il Grand Départ, i rappresentati del capoluogo catalano avevano chiesto l’esclusione della formazione israeliana, che con la promozione alla categoria WorldTour avrà però l’obbligo di partecipare al Tour.
Fortunatamente, però, le cose sono nel frattempo cambiate e, sebbene la situazione a Gaza sia lontana dall’essere definitivamente risolta, a livello sportivo si è registrata la decisione della Israel-Premier Tech di cambiare nome e nazionalità in vista della prossima stagione, una scelta che dovrebbe contribuire a “calmare le acque”, come sottolineato dal direttore del Tour Christian Prudhomme a DH Les Sports+ dopo la presentazione del percorso del GT francese.
“La situazione internazionale, che ovviamente non dipende da noi, è cambiata piuttosto in meglio rispetto a quella che abbiamo vissuto poche settimane fa – le parole di Prudhomme – “L’UCI deve confermarlo, ma il team (la Israel-Premier Tech, ndr) dovrebbe, di fatto, avere un nome diverso con una licenza diversa. E, naturalmente, questo contribuirà a calmare le acque“.
Soddisfatto anche il sindaco di Barcellona Jaume Collboni, che era presente alla cerimonia di presentazione e ha dichiarato a La Vanguardia che è una “doppia buona notizia” che “nessuna squadra israeliana” avrebbe partecipato al Tour del prossimo anno: “Dobbiamo festeggiare il fatto che nella lista ufficiale non compaia il nome di Israele. Questo ci dà garanzie complete”.
