«Ha segnato la mia adolescenza e mi ha reso l’artista che sono oggi», dice Nina Zilli, parlando della chiusura di Mtv. Vero nome Maria Chiara Fraschetta, 45 anni, cresciuta nella provincia emiliana (è nata a Piacenza), la cantautrice è stata tra gli adolescenti che negli Anni ’90 – quelli in cui Mtv è diventato un fenomeno di massa anche in Europa – sono cresciuti con i videoclip che andavano in rotazione sul canale. Alla quale è legata a doppio filo: nel 2001 debuttò come vj della versione italiana di Mtv, arrivando a condurre nel 2011 i Trl Awards (oggi è al timone di Playlist su Rai2, in onda ogni sabato alle 14 e replica domenica alle 8.30).
Ricorda quando scoprì per la prima volta Mtv?
«Era il 1993, ero in Irlanda, dove tra i dieci e i quindici anni per imparare l’inglese andavo spesso a trascorrere dei periodi da una famiglia che mi ospitava. L’inglese era per me già comprensibilissimo e la musica faceva parte della mia vita. Nel salotto c’era la tv accesa, sentivo ridere in modo bizzarro e sproloquiare ripetutamente: erano Beavis and Butt-head (serie animata statunitense per adolescenti che Mtv cominciò a mandare in onda proprio dal ’93, ndr). Subito dopo partì uno dei pezzi grunge che più ha segnato la mia adolescenza».
Quale?
«Quello di No Rain della band di rock alternativo statunitense dei Blind Melon. Il video aveva per protagonista una bambina sfigata un po’ rotondetta, vestita da ape. Ecco, io mi sentivo proprio quella bambina. E quelle chitarre mi facevano volare. Mi sentii rappresentata».
Fu amore a prima vista?
«Sì. La vita poi, anni dopo, mi avrebbe portato nei leggendari studi di Londra a salutare un amico, diventato uno dei primi vj italiani: Daniele Bossari. Da quel giorno posso dire di essere entrata a far parte della famiglia di Mtv Italia».
Cosa ha rappresentato Mtv per quelli della sua generazione?
«Il canale garantiva ai ragazzi un accesso diretto alla musica. Certi dischi le radio non li passavano. Penso a quelli dei Faith No More o dei Nirvana: li trovavi solo su Mtv, che ci ha fatto buttare l’occhio, e le orecchie, sugli Stati Uniti quando ancora non esisteva internet. E poi ci permetteva di guardare da vicino, occhi negli occhi, i nostri idoli. Mtv era il collegamento diretto con il mondo della grande musica internazionale».
Il suo video del cuore?
«Quello di Let Forever Be dei Chemical Brothers: ancora oggi mi sblocca i ricordi dei miei vent’anni».
Cosa non ha funzionato nella storia recente di Mtv?
«Se è vero che negli Anni ’90 siamo cresciuti con l’Mtv fatto di musica alternativa e di qualità, dal 2010 circa Mtv ha deciso di fare sempre più pop per reggere “i numeri”. Ha cominciato a rivolgersi a un pubblico più giovane, lasciando quello che l’aveva seguito fino ad allora».
Che reazioni le suscita la notizia della chiusura di Mtv?
«Mi scende proprio una lacrimuccia. È la fine di un’era. Spero però che la chiusura rappresenti solo un passaggio e che magari dopo un po’ di assenza dai riflettori possa tornare la vecchia Mtv di un tempo. Io aspetto fiduciosa».
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