VENEZIA – «Beatrice Venezi? L’ho sentita, è amareggiata. Ma non ha intenzione di fare marcia indietro. Io stesso glielo sconsiglio: sarebbe la fine della sua carriera». A riferirlo è il sindaco Luigi Brugnaro intervenuto ieri, a San Servolo, a margine della presentazione dell’opera “Bubu”, tornando a parlare delle tensioni per la nomina di Venezi a direttore musicale per la prossima stagione del Teatro La Fenice. Parole che arrivano dopo lo sciopero e la manifestazione-concerto, il 17 ottobre a Sant’Angelo, del coro e dell’orchestra del Teatro.

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Ieri un ulteriore capitolo, con Rsu e organizzazioni sindacali che hanno chiesto formalmente – e contestualmente alla richiesta di revoca della nomina del direttore musicale – le dimissioni del sovrintendente Nicola Colabianchi, «che ha rotto in modo irreparabile si legge nella nota il rapporto di fiducia con le lavoratrici e i lavoratori del Teatro. Chiediamo a Comune, Regione e Ministero della Cultura, di intervenire con urgenza. La mobilitazione non si fermerà fino a quando non verrà ristabilito un clima di rispetto, trasparenza e partecipazione all’altezza della Fenice». Tra le motivazioni, la nomina di Venezi «avvenuta senza condivisione» e «la mancanza di reale interesse nel porre rimedio alla situazione. L’ultimo incontro con il sovrintendente risale all’8 ottobre, poi il silenzio».

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  IL SINDACO

«Sono partiti in quarta, in maniera preventiva. Questa ragazza (Venezi, ndr) ha 35 anni. Oggettivamente una persona della sua età può avere il curriculum di una di 60 e 80? In questo modo – il commento di Brugnaro – l’Italia rimarrà sempre un Paese “de veci”: quello che mi dice “io non vengo più” perché sostiene non sentirà più, con questa direzione, la nota musicale particolare me ne farò una ragione. Prima non lo credevo, ma ora comincio a pensare che ci sia sotto qualcosa anche di politico». Il sindaco ha sottolineato come il dialogo, da lui spesso sollecitato, non si stia rivelando facile, specie con qualcuno. A tal proposito ha citato Marco Trentin («andrà in pensione a giugno e Venezi non la vedrà mai: forse si candida a ruolo di capopopolo?»), violoncellista e segretario provinciale Fials Cisal, intervenuto a Sant’Angelo. «Non cercherò più di convincerlo – ha detto il primo cittadino – Dovrei rispondere a tante cose che sono state dette il 17 ottobre, pesanti nei miei confronti, quando non ero presente. Oltretutto il campo gliel’ho concesso io. Non è questo l’atteggiamento. Va fatto un percorso di dialogo, che alcuni vogliono intraprendere, altri no. Questa faccenda della Fenice è di una violenza inaudita, una situazione incresciosa. Mi auguro ci sia qualcuno di più ragionevole, che abbia voglia di parlare. Stanno causando un grave danno al Teatro, come istituzione. Siamo di fronte ad un forte provincialismo».

Brugnaro ha toccato poi il tema di quegli abbonati pronti a non rinnovare l’abbonamento qualora l’incarico di Venezi venisse confermato, proponendo un’eventuale «lista d’attesa» per dare disponibilità alle persone rimaste fuori, per esubero, ad occupare proprio i posti lasciati liberi. «Come orchestra pagata dalla Fenice, avrebbero dovuto chiedere il permesso di suonare il 17, visto lo sciopero. Non vorrei che là dentro ci fosse un po’ di nonnismo: bisognerebbe capire se tutti i lavoratori del Teatro sono realmente convinti e capaci di capire dove li sta portando questa gente. L’arte è un luogo di sperimentazione e sarà il pubblico a dire chi è più o meno bravo. Ma qui siamo addirittura agli scioperi preventivi. Stanno aizzando la folla, chiamando a non si sa che tipo di crociata: mi sembra una forma di corporativismo».

Alla luce del concerto a Sant’Angelo, Brugnaro ha ricordato anche le obiezioni che gli sono state fatte dall’orchestra quando aveva proposto di suonare a Natale nelle piazze di Mestre e di Marghera. «Mi dicevano che le mani diventavano fredde e che gli strumenti si sarebbero rovinati. Ma questa cosa l’hanno sdoganata. Quest’anno li voglio vedere a Mestre e a Marghera, non possono più tirarsi indietro». A chi l’ha accusato di non essere mai alla Fenice, Brugnaro ha risposto: «Sono uno dei pochi che ha dato soldi per questo Teatro. Penso che bisogna andare a sentire la musica classica da riposati. Se ci arrivi, come me che mi alzo alle 6, stanchissimo ti cade l’entusiasmo. Ci sono concerti facili e altri più difficili». Mentre sulle polemiche di una scelta del sovrintendente poco condivisa, Brugnaro ha ricordato la lettera di scuse inviata da Colabianchi ai dipendenti. «Una cosa mai successa».
 

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