Domenica 26 ottobre in Argentina si tengono le elezioni parlamentari. Si tratta del voto di mid-term con cui i cittadini rinnovano una parte del Congresso nazionale (il Parlamento bicamerale di Buenos Aires) eleggendo metà dei deputati e un terzo dei senatori. È un voto fondamentale per il presidente Javier Milei, in carica dal dicembre 2023, e per la sua futura capacità d’azione. Il leader ultraliberista governa in forte minoranza e auspica di ottenere un terzo degli eletti, una soglia che gli permetterebbe di avere il margine necessario per portare avanti le riforme di deregulation nei due anni restanti di mandato, di fronte a un Parlamento finora ostile. Secondo i sondaggi, tutti gli scenari sono possibili dall’esito delle urne.
La situazione economica
L’economia nel Paese sudamericano vive l’ennesimo periodo di instabilità: la moneta, il “peso argentino”, è sotto pressione, si assiste alla corsa al dollaro rifugio, ad acquisti d’emergenza nel timore di una svalutazione o un deprezzamento del peso dopo il voto e quindi di un nuovo balzo dei prezzi. Per rilanciare le finanze, Milei vuole puntare su tagli alle imposte, in particolare per le imprese, e una riforma del mercato del lavoro per aumentare la flessibilità.
L’incontro con Trump
Di recente gli Stati Uniti sono intervenuti sul mercato dei cambi argentino, acquistando “direttamente pesos” e finalizzando anche il quadro per una linea di credito swap da 20 miliardi di dollari con la banca centrale di Buenos Aires. Pochi giorni dopo, il Tesoro degli Stati Uniti è intervenuto nuovamente a sostegno del peso. Il Segretario Bessent ha detto che il suo dipartimento “sta lavorando con fondi di investimento del settore privato per creare una linea di credito da 20 miliardi di dollari da investire nel debito sovrano argentino” che si affiancherà al già annunciato swap, per un totale di 40 miliardi di dollari a sostegno dell’Argentina. In vista delle cruciali elezioni legislative, a metà ottobre Milei è volato a Washington per la sua prima visita ufficiale alla Casa Bianca. Dal bilaterale con Trump, il suo miglior alleato in Sudamerica è uscito malconcio. Nel faccia a faccia, il tycoon ha messo dei paletti, dicendo che gli aiuti americani all’Argentina “in qualche modo dipenderanno da chi vincerà le elezioni di medio termine. “Se perde, non saremo generosi con l’Argentina. Se non vince, non sprecheremo il nostro tempo”.

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Il debito argentino
L’apertura “vincolata” degli Usa fa seguito a una serie di bocciature da parte del parlamento argentino di alcune delle brutali politiche di austerità di Milei. E la situazione è peggiorata dal fatto che i ripetuti salvataggi negli anni non siano riusciti a stabilizzare l’economia del Paese sudamericano. In quanto maggiore debitore del Fondo Monetario Internazionale, l’Argentina deve all’istituto di credito globale l’enorme cifra di 41,8 miliardi di dollari. Milei ha creato un paradosso: sulla carta ha ottenuto alcuni dei successi macroeconomici che si era prefissato. Ma ha perso il sostegno politico e questo ha spaventato i mercati, che a loro volta hanno destabilizzato il suo progetto economico. La mossa di Trump, inoltre, ha un prezzo: gli Usa vogliono mettere le mani sui minerali essenziali come il litio e l’uranio, di cui l’Argentina è ricca.
Governo Milei: nessuna svalutazione dopo le elezioni
Il ministro dell’Economia argentino Luis Caputo ha promesso: “Nessuna svalutazione dopo le elezioni, la competitività non si ottiene in questo modo”. Un chiarimento in uno scenario diviso tra chi teme che l’attuale programma monetario – basato su una strenua difesa dell’attuale fascia di fluttuazione con il dollaro – possa terminare all’indomani delle elezioni del 26 ottobre o invece rimanga immutato. Il ministro ha rassicurato che le riforme costituiscono il principale focus del programma di governo nella seconda metà del mandato.
Come arriva Milei alle elezioni
Da quando è in carica, Milei sta cercando di risollevare il Paese con un piano di riforme economiche di stampo liberista. Ha ottenuto buoni risultati nel contenimento dell’inflazione ma con pesanti costi sociali. La sua popolarità è in calo (anche a causa di alcuni scandali che hanno riguardato suoi familiari). A inizio settembre è andato male alle elezioni locali della provincia di Buenos Aires.

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