Negli ultimi anni sempre più italiani scelgono la bicicletta per spostarsi. È un mezzo economico, sostenibile e fa bene alla salute. Ma c’è anche un lato meno positivo: con l’aumento delle biciclette in strada, aumentano anche gli incidenti.
A dirlo non è una semplice impressione, ma un grande studio del Politecnico di Milano che ha analizzato dieci anni di dati in tutta Italia.
L’Atlante degli incidenti ciclistici
Il Politecnico di Milano ha realizzato l’“Atlante degli incidenti ciclistici in Italia”, la mappatura più completa mai fatta nel nostro paese.
Si tratta di un lavoro complesso, che raccoglie tutti gli incidenti dal 2014 al 2023 e li rappresenta su mappe interattive. Ogni cittadino può consultarle gratuitamente online e vedere come avvengono gli incidenti in bicicletta.
Per gli anni 2022 e 2023, ogni episodio è anche geolocalizzato, cioè indicato con precisione sul punto della mappa in cui è avvenuto.
Il progetto è stato coordinato dal Centro CRAFT e dal Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico. L’obiettivo è semplice ma ambizioso: fornire ai cittadini e ai decisori pubblici dati chiari e trasparenti, per capire dove serve intervenire per rendere le strade più sicure.
Più bici in strada, più incidenti
Dall’atlante emerge un dato evidente: negli ultimi dieci anni gli incidenti che coinvolgono ciclisti sono aumentati.
Tra il 2014 e il 2023 in Italia si sono registrati oltre 164.000 incidenti, con più di 3.000 morti e oltre 150.000 feriti.
Solo nel 2023, i feriti gravi sono stati circa 17.000.
Questo aumento è legato in parte al fatto che più persone usano la bici. Quando cresce il numero di biciclette in strada ovviamente cresce anche l’esposizione al rischio.
Non significa però che andare in bici sia “pericoloso per natura”, ma che le infrastrutture italiane spesso non sono pronte ad accogliere una mobilità ciclistica in crescita.
Mancano piste sicure, la segnaletica è scarsa e in molte strade i ciclisti devono condividere lo spazio con le auto, i camion e i bus.
Le regioni con più incidenti e vittime
I numeri dell’Atlante mostrano grandi differenze tra le varie regioni italiane.
Non tutte, infatti, presentano lo stesso livello di rischio.
La Lombardia è la regione con il maggior numero di incidenti in assoluto: circa 41.000 tra il 2014 e il 2023.
Subito dopo vengono Emilia-Romagna e Veneto, regioni dove l’uso della bicicletta è molto diffuso ma dove il traffico e la densità urbana aumentano i pericoli.
Nel complesso, quasi il 70% degli incidenti ciclistici italiani avviene in quattro regioni: Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Toscana.
Anche per quanto riguarda i decessi, la Lombardia risulta tra le regioni più colpite.
Lo studio evidenzia che non sempre chi ha più incidenti ha anche più morti: in alcune aree con pochi incidenti, la mortalità può essere più alta per le caratteristiche delle strade, come i lunghi tratti extraurbani o la velocità elevata dei mezzi.
Dove avvengono gli incidenti
La maggior parte degli incidenti in bicicletta avviene nelle aree urbane, dove il traffico è intenso e la convivenza tra bici e auto è in genere difficile a causa della mancanza di infrastrutture adeguate.
Circa tre incidenti su quattro accadono in città, ma quasi una vittima su due muore su strade extraurbane, dove le velocità sono più alte e le protezioni per i ciclisti quasi inesistenti.
L’Atlante consente anche di scoprire le strade più pericolose.
A Milano, per esempio, tra il 2014 e il 2021 i punti con più incidenti sono risultati:
- Corso Buenos Aires, con 135 incidenti
- Corso San Gottardo, con 51 incidenti
- Via Palmanova, con 37 incidenti
Non è difficile capire perché: sono strade molto trafficate, con incroci, fermate, parcheggi e manovre continue. Situazioni simili si ritrovano in tante altre città italiane, dove il ciclista è costretto a muoversi in spazi pensati quasi esclusivamente per le auto.
Mappa degli incidenti in bicicletta in Lombardia 2024-2025Le regioni più sicure
Lo studio non parla solo di pericoli, ma mostra anche dove le cose funzionano meglio.
Le regioni con meno incidenti e morti sono in genere quelle con meno traffico e più infrastrutture ciclabili protette.
In alcune province del Trentino-Alto Adige e del Friuli-Venezia Giulia, ad esempio, la qualità delle piste ciclabili e la segnaletica riducono molto il rischio.
Questo dimostra che la sicurezza non è un caso, ma il risultato di buone politiche pubbliche.
Perché questi dati sono importanti
L’atlante del Politecnico non è solo una raccolta di numeri, ma puo essere uno strumento per salvare vite. Ora è possibile sapere dove si concentrano gli incidenti, quali strade sono più pericolose e quali regioni hanno bisogno di più interventi.
Questi dati possono aiutare le amministrazioni comunali e regionali a intervenire in modo mirato, migliorando la segnaletica, progettando piste ciclabili protette e riducendo la velocità dei veicoli.
Per la prima volta, il problema non è più “invisibile”.
Le mappe mostrano chiaramente dove i ciclisti si fanno male o perdono la vita.
E una volta che i numeri sono lì, nessuno può più fingere di non sapere.
Adesso che sappiamo quali sono le strade più pericolose, le istituzioni non possono più restare ferme.
Servono politiche di prevenzione, più piste ciclabili protette, campagne di sensibilizzazione e controlli severi sulle strade extraurbane perchè la sicurezza dei ciclisti non può essere lasciata al caso o alla buona volontà dei singoli.
Ogni incidente non è solo un numero in una tabella, ma una persona, una famiglia, una comunità colpita, e adesso che abbiamo i dati, le mappe e le prove, la responsabilità passa tutta nelle mani degli amministratori pubblici.
Perché la bici è il futuro, ma il futuro deve essere sicuro per tutti.