
Foto ©Matthieu Salvaing
Pur non avendo una formazione accademica nel design, le tue creazioni mostrano una grande maturità…
Non ho frequentato alcuna scuola di design, è vero, ma ho sempre avuto una grande passione per il disegno. Tutto nasce dai miei schizzi: prima una visione estetica, poi i dettagli, le proporzioni, le dimensioni. Collaboro con gli artigiani in modo diretto: passo ore nei loro atelier, discutendo, correggendo, ridefinendo insieme i pezzi. È un processo di scambio, di fiducia reciproca.
Quanto è importante il ruolo dell’artigiano nelle creazioni di Hartis?
L’artigianato è il cuore pulsante di tutto. Gli artigiani sono persone straordinarie, e con molti di loro è nata un’amicizia autentica. Lavoriamo insieme, condividiamo momenti di festa e di confronto: qualche settimana fa ho organizzato un cocktail nell’appartamento solo per loro, per ringraziarli del lavoro svolto. La collezione Tour de Mains è dedicata a loro — alle mani che creano e a quelle che un giorno accarezzeranno ogni superficie.

Foto ©Matthieu Salvaing
Nei tuoi progetti c’è anche una grande attenzione al comfort e alla vita quotidiana.
Sì, perché credo che il design debba innanzitutto accogliere. È la mia regola: creare mobili che ospitano, che fanno sentire a casa.
Come scegli i materiali?
Tutto parte dal disegno. Quando traccio una forma, immagino subito la materia: legno di quercia francese, pietra, pelle naturale. Detesto ciò che è finto. Cerco sempre materiali autentici e riparabili. Voglio che ogni mobile sia vivo, e che chi lo possiede non tema di usarlo. Inoltre, mi affascina l’idea di unire la struttura razionale del pensiero umano con le irregolarità del mondo naturale. Le mie opere sono spesso asimmetriche, texturizzate, invitano al tatto. Voglio che chi entra nel mio spazio senta il desiderio di toccare, di sedersi, di vivere davvero l’oggetto.