Professore, il suo libro è un susseguirsi di studi che provano l’efficacia di un’alimentazione corretta per la salute. Perché, secondo lei, i medici non la considerano sempre come parte integrante della cura?
«Perché hanno già il loro lavoro e la loro responsabilità, sono pochi e sono saturi, quindi non possono che limitarsi a consigliare genericamente ai pazienti di mangiare meglio e fare attività fisica. Ma è un po’ come pretendere di avere bambini istruiti senza scuole: non funziona. Il punto è che c’è bisogno di una nuova categoria di professionisti che affianchi i medici: professionisti formati a 360 gradi sulla nutrizione e sullo sport che abbiano tempo e fondi per guidare pazienti verso una longevità sana. Ci sono Paesi che stanno cominciando a muoversi in questa direzione come gli Emirati Arabi, dove c’è un grosso problema di obesità infantile. Al pari dell’Italia, del resto».
Qual è la differenza, in termini di effetti, tra la dieta mediterranea – che continua a essere considerata la migliore al mondo – e quella della longevità?
«Premessa: la dieta mediterranea tradizionale non la fa più nessuno perché ormai prevede una forte componente di proteine animali. In termini pratici, la Dieta della longevità ha un approccio più vegano e pescetariano – perché prevede ingredienti di origine animale molto limitati (salvo che per anziani e bambini) a favore di pesci piccoli e legumi – e consiglia un’unica porzione di frutta al giorno. In realtà la dieta mediterranea non è nata dalla scienza, ma da osservazioni dei benefici su certe popolazioni mediterranee: in Paesi come l’Italia in cui resta la più diffusa, l’aspettativa di vita è aumentata di 3 anni, ma la vita malata di 5. La Dieta della longevità impara moltissimo dalla dieta mediterranea tradizionale, ma anche dalla dieta di Okinawa o quella di Loma Linda, entrambe zone conosciute per l’aspettativa di vita, in cui la longevità è tra le più alte al mondo. È questo che cambia, in termini di effetti».
Uno dei cardini della Dieta della longevità è il digiuno. Come agisce?
«Anzitutto facciamo chiarezza: il digiuno consigliato è di 12 ore al giorno e non più 16, perché diversi studi hanno dimostrato che mangiare seguendo i cicli circadiani ha molti benefici senza gli effetti collaterali e le difficoltà delle 16 ore. Nella pratica, facendo colazione alle 7 del mattino e la cena alle 7 di sera, il nostro organismo brucia di più e meglio, c’è un miglior equilibrio ormonale che favorisce il ritmo sonno/veglia, si ha meno fame, e c’è meno accumulo di grassi. Poi è ovvio che se si smette di mangiare prima si mangia meno: anche questo è molto importante. Spesso si crede che le persone siano obese perché mangiano moltissimo, ma in realtà bastano appena 30 grammi di carboidrati o 30 di proteine in più al giorno per un periodo prolungato per ammalarsi di obesità».