di
Salvatore Mannino

Licenziati agli ultimi 13 operai, l’unica fabbrica rimasta a Soci finisce in liquidazione

Panno Casentino addio. La fine della produzione del tessuto di lana arricciata reso celebre dall’icona di stile Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany era già stata annunciata altre volte, fin dal 2022, ma questa pare quella definitiva.

La Manifattura del Casentino di Soci (Bibbiena), che era rimasta l’unica azienda al mondo a produrlo, è stata posta in liquidazione, gli ultimi 13 operai hanno già ricevuto la lettera di licenziamento. Solo i macchinari, fra cui l’arricciatrice, sono ancora in fabbrica, ma, se nessuno si fa avanti a rilevare l’attività, saranno smontati a dicembre.



















































L’azienda muore della malattia opposta a quella che l’aveva messa in crisi: allora, nell’estate 2022, c’erano le commesse ma non c’era più lo stabilimento, coinvolto nel fallimento della precedente gestione. Superato quell’ostacolo e ritrovato il capannone, non ci sono più gli ordinativi, travolti dalla crisi del tessile. La notizia della chiusura è stata data ieri mattina dalla Cgil, che si era battuta a lungo per il salvataggio, poi confermata dai due titolari, Roberto Malossi e Andrea Fastoni.

Loro l’allarme l’avevano dato un anno e mezzo fa e poi ribadito lo scorso Natale: in fabbrica non arrivano più ordini, se continua così saremo costretti a fermarci. «Abbiamo tenuto duro fino a giugno — spiega adesso Fastoni — nonostante il fatturato fosse ridotto a 300 mila euro (un terzo del 2024 e un decimo del 2022, ndr), poi dal primo luglio abbiamo messo in cassa integrazione gli operai. Abbiamo interessato subito la Regione, i contatti per la cessione però non si sono concretizzati. Non ci rimaneva che la liquidazione».

La situazione, dice Fastoni, era ormai insostenibile: «Non solo la crisi del tessile che ha colpito anche le “capitali” come Prato e Biella, ma anche le sanzioni alla Russia, che era un nostro mercato forte, le tensioni in Medio Oriente che hanno innalzato i costi delle materie prime come i coloranti, e l’esplosione dei costi dell’energia. Ogni mese 40 mila euro di bollette per luce e metano, finché siamo diventati morosi e ci hanno tagliato l’elettricità. Siamo in arretrato anche con l’affitto, Roberto Bellandi (l’imprenditore pratese che nel 2022 aveva acquistato il capannone consentendo la ripartenza) è stato comprensivo, ma non possiamo sfruttare la sua generosità».

Dunque la liquidazione, che mette in crisi l’intera filiera: ne risentiranno anche le due aziende che fornivano il panno grezzo e che poi, dopo la lavorazione e la confezione, lo commercializzavano. «Se in queste settimane non si fa vivo nessuno, sparirà un tessuto unico al mondo». 

Ma a questo punto, mentre i dirigenti della Cgil aretina recriminano sulla crisi, servirebbe davvero un miracolo, come nei film romantici con Audrey Hepburn. Ma Soci non è Hollywood.


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25 ottobre 2025