di
    Antonella Baccaro
In onda stasera il filmato in cui Agostino Ghiglia, uno dei quattro componenti del Collegio del Garante per la protezione dei dati personali, entra in via della Scrofa dove c’era Arianna Meloni. Ranucci: «Che cosa si sono detti?»
Report ancora all’attacco del Garante della Privacy. Andrà in onda stasera, su RaiTre, nella prima puntata di Report della stagione, il filmato, anticipato sui social, che riprende Agostino Ghiglia (uno dei quattro componenti del Collegio del Garante per la protezione dei dati personali, nd r) che entra nella sede di Fratelli d’Italia. L’arrivo in via della Scrofa è datato 23 ottobre, poche ore prima della sanzione erogata a Report per la pubblicazione della conversazione tra l’ex ministro Gennaro Sangiuliano e la moglie.
 Lì, nella sede di partito, racconta il servizio, c’era Arianna Meloni, responsabile del partito e sorella della premier. Fin qui quello che si vede. «Sarebbe interessante sapere se hanno parlato della sanzione a Report. E se si, che cosa si sono detti?» afferma Ranucci in un’intervista pubblicata oggi da La Stampa.    
La tesi di Report è che il voto favorevole di Ghiglia alla sanzione di 150 mila euro che la Rai dovrà pagare (ma c’è già alle viste un ricorso) è stato determinante per la decisione finale. Favorevole a multare Ranucci, secondo una ricostruzione de Il Fatto, sarebbe stato dal primo momento il presidente dell’autorità Garante, Pasquale Stanzione, e la vice Ginevra Cerrina Feroni: entrambi, secondo il quotidiano, legati da rapporti professionali a Sangiuliano. Mentre Ghiglia, è la tesi anche di Report, sarebbe stato indeciso fino alla fine su come votare e si sarebbe fatto convincere da FdI.
Stanzione: procedura di voto pienamente rispettata
Stanzione ha replicato dal primo giorno all’attacco di Report, respingendo ogni addebito e annunciando che si tutelerà nelle sedi competenti, mentre Ghiglia finora non ha reagito.
E oggi dagli uffici del Garante arriva una nota di precisazione in cui si «ribadisce la piena indipendenza di giudizio e la libertà di determinazione dei suoi componenti». Inoltre viene riepilogata la procedura ordinaria adottata, che prevede un’istruttoria degli uffici che produce uno schema di provvedimento, cui fa seguito, da parte del relatore, la presentazione della proposta al Collegio. «Tale proposta – spiega la nota -può, pertanto, essere deliberata, o meno, dal Collegio, il quale, dunque, può condividerne, o meno, il contenuto». Le deliberazioni sono adottate a maggioranza dei votanti, con il voto del presidente che prevale in caso di parità. Una procedura, conclude il Garante, che nel caso di Report «è stata pienamente rispettata: dopo ampia discussione, il Collegio ha deliberato in linea con la proposta degli uffici».
Opposizioni all’attacco
Ma le opposizioni attaccano su Ghiglia. «È inaudito che, poche ore prima dell’avvio dell’esposto del Garante della Privacy contro Ranucci – commentano i membri dem della commissione di Vigilanza Rai– alcuni componenti di un’istituzione che dovrebbe garantire terzietà e indipendenza siano stati visti entrare nella sede del partito di Giorgia Meloni. Arriveranno forse le smentite di rito, ma, se confermato, la coincidenza e la tempistica dell’incontro tra Ghiglia e Arianna Meloni non possono passare inosservate. Chiediamo innanzitutto alla Rai – proseguono – di attivarsi e di farsi promotrice di un’azione di difesa nei confronti di Report, a tutela di Ranucci e a salvaguardia dell’indipendenza del servizio pubblico».
Anche i componenti del M5S in Vigilanza si schierano con Report: «È estremamente inquietante quanto rivelato da Report e da alcuni quotidiani. È chiaro a tutti che bisogna sapere tutta la verità, per questo motivo abbiamo inviato una richiesta di audizione urgente del presidente dell’Autorità garante della privacy in commissione di Vigilanza Rai».
«Il presidente del collegio del Garante per la protezione dei dati personali spieghi la gravissima presenza di Agostino Ghiglia nella sede di Fratelli d’Italia poche ore prima della sanzione per diffamazione contro Report per la vicenda Sangiuliano» rincara il capogruppo Avs, Peppe De Cristofaro, componente della commissione di Vigilanza Rai.
Della Porta: «Accuse strumentali»
Per la maggioranza interviene il senatore di Fratelli d’Italia, Costanzo Della Porta, componente della Commissione Affari costituzionali: «Ranucci insiste nella sua bizzarra tesi, quella secondo la quale il Garante per la protezione dei dati personali nel sanzionare la Rai agirebbe su indicazione del governo Meloni e di Fratelli d’Italia. Questa sanzione, invece, è corretta e pienamente rispettosa delle norme in materia di privacy». E prosegue: «Ranucci non dice che chi oggi siede alla Privacy è stato eletto nel 2020, quando c’era il governo Conte bis sostenuto da Pd e M5S, e in quel Parlamento Fratelli d’Italia era all’opposizione con un peso parlamentare pari al 4% degli eletti. Insomma, altro che emanazione del governo Meloni, come sostiene Ranucci, l’attuale Garante per la protezione dei dati personali è espressione del Parlamento della scorsa legislatura. L’ennesima conferma della strumentalità delle accuse di Ranucci».
Corsini: «Priva di fondamento tesi di interventi esterni»
«Si cerca di accreditare la tesi di presunti “interventi esterni” volti a influenzare la decisione del Garante per la protezione dei dati personali. É un’ipotesi del tutto priva di fondamento, e rappresenta un nuovo, inaccettabile attacco alla mia persona. Il Garante non aveva altra scelta se non quella di intervenire, alla luce di circostanze oggettive e documentate». Lo sostiene Federica Corsini, in una lunga dichiarazione relativa alla vicenda Report.
L’audio della telefonata con l’ex ministro Sangiuliano «divenuto di dominio pubblico è stato illecitamente acquisito da una persona oggi imputata, con me parte offesa. La Procura della Repubblica di Roma lo afferma chiaramente nelle sue conclusioni», aggiunge Corsini. Di qui, spiega, la decisione di diffidare «la Rai e la trasmissione Report — non dal dare la notizia, cosa che da giornalista non avrei mai chiesto, ma dal trasmettere l’audio». E invece «Report ha scelto di accettarlo e diffonderlo, pur conoscendone la provenienza illecita».
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26 ottobre 2025 ( modifica il 26 ottobre 2025 | 19:50)
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