I contratti pubblici
Prendiamo il contratto collettivo Istruzione e Ricerca, che riguarda circa 1,2 milioni di dipendenti pubblici, tra cui oltre 950.000 insegnanti. Il contratto in vigore è quello del triennio 2019-2021, firmato solo il 6 dicembre 2022, quasi quattro anni dopo l’inizio del periodo che avrebbe dovuto coprire. Gli aumenti previsti per il 2019 sono quindi arrivati in busta paga solo a fine 2022. Il 27 febbraio 2025 si è tenuto il primo incontro tra Aran e sindacati per il rinnovo del contratto 2022-2024, anch’esso già scaduto. Dal 2022 al 2025 vengono corrisposte soltanto le indennità di vacanza contrattuale, ossia aumenti minimi dati in attesa della firma del contratto. L’indennità parte da +0,3% dal 1° aprile 2022, sale a +0,5% dal 1° luglio 2022 e, da gennaio 2024, si arriva complessivamente a un aumento del 3,5%. Questa misura assorbe circa la metà delle risorse disponibili per gli aumenti del triennio 2022-2024, pur in assenza di un contratto firmato. Seguono altre piccole indennità che anticipano gli incrementi previsti per il triennio 2025-2027: a luglio 2025 è del +1%. Al momento del rinnovo contrattuale, queste indennità — che solo dopo tre anni arrivano al +4,5% — saranno assorbite negli aumenti definitivi e saranno riconosciuti gli arretrati. Vediamo le buste paga.
