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Dopo due giorni di negoziati in Asia, Washington e Pechino annunciano un consenso preliminare su un’intesa che tocca tutti i fronti: dazi, TikTok, terre rare e soia. L’accordo, che Donald Trump punta a formalizzare nell’incontro con Xi Jinping, potrebbe ridisegnare gli equilibri economici globali e aprire una nuova fase nella competizione tra le due superpotenze.
APPROFONDIMENTI
Un’intesa che va oltre il commercio. Dopo mesi di tensioni e minacce tariffarie, Stati Uniti e Cina sembrano avvicinarsi a un accordo globale che abbraccia dossier tra i più delicati dell’economia mondiale: dai dazi alla tecnologia, dalle terre rare alla soia. Il segretario al Tesoro americano Scott Bessent ha parlato di un “consenso di base” raggiunto nei colloqui con le controparti cinesi in Malesia, un’intesa di principio che prepara il terreno all’attesissimo vertice tra Donald Trump e Xi Jinping previsto nei prossimi giorni in Corea del Sud.
Pechino, per voce del vice-ministro del commercio Li Chenggang, ha confermato che le due delegazioni hanno avuto “discussioni costruttive e approfondite” e che un “consenso preliminare” è stato effettivamente raggiunto.
Tradotto: la tregua commerciale tra le due maggiori potenze mondiali, mai davvero archiviata, si sta trasformando in un tentativo di normalizzazione pragmatica, in un momento in cui il mondo si trova stretto tra guerre, competizione tecnologica e frammentazione delle catene produttive.
Cosa prevede il “framework” negoziale. L’intesa, ancora in forma di framework (ossia di cornice generale), tocca alcuni pilastri fondamentali:
- Stop ai dazi punitivi: la minaccia americana di imporre tariffe fino al 100% sui prodotti cinesi è stata “esclusa” dopo i colloqui, creando un clima di distensione sui mercati.
- Terre rare e minerali critici: la Cina si è impegnata a ritardare di un anno le restrizioni all’export di terre rare — materiali fondamentali per auto elettriche, smartphone e industria della difesa — e a “riesaminare” la misura. In cambio, Washington sospende le nuove sanzioni.
- Soia e settore agricolo: Pechino riprenderà acquisti massicci di prodotti agricoli statunitensi, in particolare soia, in un ritorno alle dinamiche pre-guerra commerciale.
- TikTok e tecnologia: un altro tassello sensibile riguarda la piattaforma TikTok. Secondo Bessent, Stati Uniti e Cina hanno “raggiunto un’intesa” che consente la vendita o ristrutturazione della proprietà dell’app, risolvendo almeno parzialmente la disputa sulla sicurezza dei dati.
È un accordo “ibrido”, a metà tra tregua commerciale e patto strategico, dove il valore simbolico — la disponibilità al dialogo — conta quanto i numeri.
La tappa malese e l’asse con il Sud-Est asiatico. L’annuncio di Bessent è arrivato durante la visita di Trump in Malesia, dove il presidente americano ha firmato un accordo separato con Kuala Lumpur per garantire agli Stati Uniti accesso sicuro alle terre rare malesi.
In pratica, Washington costruisce un doppio binario: collaborazione diretta con la Cina sul piano tariffario, ma al tempo stesso diversificazione delle forniture attraverso alleati regionali.
La Malesia, guidata da Anwar Ibrahim, si è impegnata a non imporre restrizioni alle esportazioni di metalli rari verso gli USA, rafforzando la rete di alternative asiatiche a Pechino. Questo inserisce l’accordo USA-Cina in una cornice più ampia: una diplomazia delle risorse che tocca anche Australia, Vietnam e Indonesia, tutti potenziali fornitori di minerali critici.
L’intreccio tra economia e sicurezza. Dietro i numeri del commercio si nasconde una logica strategica.
Gli Stati Uniti, oggi, dipendono ancora per oltre il 70% dalla Cina per l’approvvigionamento e la raffinazione delle terre rare. Se Pechino chiudesse i rubinetti, molte filiere tecnologiche e militari americane si fermerebbero.
Rallentare le restrizioni significa dunque guadagnare tempo: un anno in più per ricostruire capacità industriale interna e creare alternative in Asia o in alleanze occidentali.
Per Pechino, al contrario, l’apertura commerciale serve a evitare una nuova escalation tariffaria in un momento di rallentamento economico e di crescente isolamento tecnologico.
In questo senso, il “consenso preliminare” funziona come una valvola di decompressione geopolitica.
Dalla tecnologia alla geopolitica, TikTok come banco di prova. Tra le componenti più delicate dell’accordo c’è TikTok. Il compromesso raggiunto – che secondo fonti americane prevede la cessione della quota di controllo a un consorzio statunitense, sotto supervisione di un’authority congiunta – potrebbe rappresentare un modello per la gestione dei conflitti tecnologici futuri tra Washington e Pechino. In pratica, un tentativo di conciliare la sicurezza nazionale americana con la volontà cinese di mantenere un canale economico aperto verso i mercati occidentali.
TikTok diventa così il simbolo di una globalizzazione condizionata, dove il flusso dei dati e degli algoritmi vale quanto quello delle merci.
L’Ucraina sullo sfondo, minerali e potere. L’intesa Usa-Cina arriva mentre Washington rafforza i legami con l’Ucraina sul fronte dei minerali critici — nichel, titanio, litio — indispensabili per la transizione energetica e per l’industria militare. L’obiettivo strategico è chiaro: ridurre la dipendenza dalla Cina, diversificando le fonti e rafforzando la filiera occidentale.
Se l’accordo con Pechino offre una tregua, quello con Kiev consolida un asse alternativo.
E in questo incastro geopolitico, la guerra in Ucraina si lega direttamente alla sicurezza economica americana: più autonomia mineraria, più libertà di manovra verso Mosca e Pechino.
L’Europa e il rischio della marginalizzazione. L’Unione Europea osserva con attenzione, ma anche con una certa inquietudine. Un riavvicinamento commerciale tra Washington e Pechino potrebbe ridurre il peso negoziale europeo e accentuare la dipendenza dell’industria Ue dalle decisioni altrui.
Bruxelles spinge su una “strategia europea per le materie prime critiche”, ma i progressi sono lenti: oggi il 98% delle terre rare importate in Europa arriva ancora dalla Cina.
Una tregua o un cambio di rotta. La domanda chiave resta aperta: quello tra Stati Uniti e Cina è l’inizio di una nuova fase di cooperazione o solo una pausa tattica nella rivalità tra le due superpotenze?
Le dichiarazioni di Bessent e Li Chenggang parlano di “progressi significativi”, ma non cancellano i nodi strutturali: proprietà intellettuale, sicurezza dei dati, semiconduttori, controllo delle rotte tecnologiche.
È probabile che il “framework” serva più a stabilizzare temporaneamente i mercati e a creare un contesto favorevole all’incontro Trump-Xi, che a segnare un’inversione di tendenza profonda.
Ma anche una tregua, in un mondo frammentato e in guerra, può cambiare gli equilibri. L’accordo in costruzione tra USA e Cina è qualcosa di più di un patto commerciale: è una mappa del potere del XXI secolo.
Le terre rare, i dati digitali, la soia, i dazi: elementi solo in apparenza scollegati, ma che insieme definiscono la geoeconomia globale. In un sistema dove l’interdipendenza è diventata vulnerabilità, la diplomazia delle risorse – minerarie, agricole o digitali – è la vera moneta della politica internazionale.
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