di
Manuela Porta
Intervista al dott. Offer Zeira, direttore dell’ospedale San Michele: «I tumori cerebrali portano al fine vita nel giro di pochi mesi. Questa è una tecnica che dà risultati ed è meno invasiva di altre terapie»
La ricerca clinica e scientifica sull’utilizzo delle cellule staminali nella cura di alcuni dei peggiori tumori cerebrali nei cani, condotta assieme al suo team dal dottor Offer Zeira, direttore sanitario e veterinario dell’ospedale San Michele a Tavazzano con Villavesco, alle porte di Lodi, che fa parte del gruppo Cà Zampa, sta suscitando grande interesse nella comunità scientifica internazionale anche per eventuali applicazioni sull’essere umano poiché stiamo parlando di medicina traslazionale.
Dott. Zeira, parliamo di un trattamento che riguarda una forma tumorale specifica, perché viene definito rivoluzionario?
«Parliamo in particolare di glioblastoma, un tumore che può colpire il cervello dell’uomo come quello del cane e con una stessa, terribile prognosi che porta inesorabilmente alla morte. Il cane ha una vita biologicamente più intensa rispetto all’umano, quindi vive meno e inevitabilmente dalla diagnosi, attraverso risonanza magnetica, in due, tre mesi purtroppo questa forma tumorale li conduce al fine vita. La mia storia professionale è legata a quella personale anzi a una promessa fatta alla mia ex moglie prima che morisse proprio a causa di questa tipologia tumorale: le promisi di dedicare i miei anni da ricercatore, ben cinque, a questa rivoluzionaria cura».
Quale è la differenza rispetto alle cure fino ad oggi proposte?
«Importante sottolineare che sia la radioterapia, chemioterapia, che la chirurgia non sono mai state sufficienti per salvare la vita dei pazienti: i gliomi sono tutti tumori maligni che portano alla morte. Il nostro team propone, invece, una terapia specifica per questo tipo di tumore cerebrale, basata sull’immissione di cellule staminali in tessuto adiposo microframmentato che utilizzo e conosco da molti anni per curare gli animali».
Facciamo luce su queste salvifiche cellule
«Le cellule staminali circolano abitualmente nel nostro organismo e il loro scopo è curare le lesioni che incontrano e per loro anche il tumore rappresenta una lesione. Il tumore, dovunque esso sia, le accoglie volentieri perché lo aiutano a crescere. Ecco perché abbiamo pensato che il segreto fosse nascondere proprio all’interno delle cellule staminali un chemioterapico in grado di uccidere il tumore. Queste staminali, milioni di milioni, vengono liberate proprio nel centro del tumore, per un intervento mirato. Tutto il resto del tessuto circostante, per contro, non viene raggiunto, perché sano e loro curano solo tessuto malato, quindi si autolimitano alla parte colpita dal tumore. La chemioterapia provoca effetti collaterali poiché si diffonde in tutto il corpo e tutti gli organi patiscono mentre, in questo caso, le staminali agiscono esclusivamente all’interno del tumore».
Quali sono i segnali più evidenti che denotano un glioblastoma e altri gliomi?
«I casi più comuni riguardano razze come i Bulldog francesi o i Boxer, probabilmente per la loro particolare conformazione cranica o per caratteristiche genetici, di una età intorno agli 8 anni di vita che presentano crisi epilettiche, modifiche comportamentali come non riconoscere il proprietario, o si muovono in modo compulsivo: in questi casi si tratta spesso di patologia encefalica purtroppo tumorale. Utile, come dicevo, intervenire con prontezza, vista la gravità della patologia, consapevoli che si tratta di una terapia non nociva, che non può peggiorare, ma in caso solo migliorare la situazione, anche perché a oggi non esistono altri rimedi di guarigione».

Come avviene la somministrazione della terapia?
«L’applicazione avviene in anestesia generale attraverso un foro eseguito nel cranio del cane in cui, con un ago lungo e sottile, vengono iniettate le cellule staminali direttamente nella massa tumorale. Incredibilmente durante la risonanza di controllo abbiamo visto tumori dimezzati dopo il trattamento. Questa riduzione ha riscosso grande interesse a livello neurochirurgico umano tanto che in collaborazione con vari Istituti umani ed università è stato scritto un articolo sul tema, pubblicato su una rivista internazionale, passo necessario per l’approvazione dell’uso in medicina umana».
Quale la percentuale di guarigione a oggi e quante applicazioni vanno effettuate?
«Su un numero di 6 cani trattati, su 5 abbiamo riscontrato la sparizione di buona parte del tumore. Su questi pazienti è stata fatta una sola applicazione».
Quali altre patologie possono essere trattate con le cellule staminali?
«La cura cellulare ha un buon esito anche sulle patologie articolari, sia nell’umano che nel cane. Il problema articolare colpisce un cane su 5 compromettendo il suo benessere. Le patologie intra-articolari inficiano, infatti, la vita degli animali a causa di immobilità e dolori cronici. Tessuto adiposo microframmentato contenente cellule staminali iniettato direttamente nell’articolazione malata produce un doppio effetto: immunomodulante riducendo l’infiammazione e il dolore e rigenerativo riparando le strutture lese all’interno dell’articolazione con benefici fino ai due anni dal trattamento. Non è assolutamente invasiva e non solo allevia il sintomo, ma arriva alla radice del problema».

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27 ottobre 2025 ( modifica il 27 ottobre 2025 | 08:32)
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