di
Stefano Righi

Nelle stanze di via Filodrammatici è passata tutta la prima repubblica. Lì si decise il salvataggio della Montecatini, la nascita di Montedison, l’entrata dei libici di Lafico nel capitale della Fiat. Oggi il gruppo è cosa diversa e da domani ci sarà una nuova guida

C’era una volta Mediobanca. Da domani, 28 ottobre, sarà un’altra cosa. Quello che è stato il salotto buono della finanza italiana, la cassa di compensazione delle istanze industriali della prima repubblica, in estate ha cambiato padrone e da domani il management, per la prima volta, non si sarà svezzato professionalmente nei cortili di via Filodrammatici, ma arriverà da fuori. Finisce l’era di Alberto Nagel e Renato Pagliaro, in sella da quasi vent’anni nel corso dei quali il gruppo, nato appunto per fare la banca di medio termine, focalizzata nel finanziamento alle imprese, ha cercato di interpretare, non sempre riuscendoci, un mondo in veloce cambiamento: meno corporate and investment banking, più spazio a wealth management, finanza personale, assicurazioni.

Bilancio record

I risultati ottenuti, il bilancio che verrà approvato martedì è il migliore della storia dell’istituto, vanno depurati dal significativo contributo all’utile netto che arriva ogni anno dalla partecipazione nelle Assicurazioni Generali e che vale circa il 30 per cento del risultato. La data di domani non è casuale. Celebra la discontinuità: da Mattioli e Cuccia a Grilli e Melzi d’Eril. I due fondatori e i rifondatori. Dicevamo della data: Enrico Cuccia volle che l’assemblea di bilancio si tenesse, anche in forza di un esercizio che fin qui si è chiuso il 30 giugno, sempre il 28 ottobre, contrapponendosi così alla memoria della Marcia su Roma. Martedì sarà l’ultima volta. 
Allora, la Seconda guerra mondiale si era conclusa da poco, Mediobanca nacque infatti nel 1946 e i ricordi erano vivissimi nei due fondatori, che è bene tenere vicini, ma non confondere, come suggerisce Sandro Gerbi in Mattioli e Cuccia, due banchieri del Novecento (Einaudi, 2011). Oggi, entrando nel perimetro del gruppo Monte dei Paschi di Siena, Mediobanca abbandonerà questo antico vezzo distintivo e anche per rendere più conciliabili i risultati con la capogruppo chiuderà i prossimi esercizi il 31 dicembre. Servirà una assemblea e quindi una modifica statutaria e poi un bilancio infrannuale, ma la direzione sembra presa e questa è una delle poche cose certe in questo momento di transizione.



















































Il nuovo vertice

Tra le altre certezze, i nomi degli amministratori. In assemblea, martedì mattina alle 10, attraverso gli uffici del rappresentante designato, si presenterà una lista unica, che ha indicato in Alessandro Melzi d’Eril l’amministratore delegato e in Vittorio Grilli il presidente. Starà a loro costruire la nuova Mediobanca. Il brand non verrà toccato, Mediobanca manterrà la propria legal entity, avrà una governance autonoma, ancorché all’interno di un gruppo bancario sovrastante. Il ridisegno delle geografie interne è allo studio. Sul fronte della gestione del risparmio una fascia della clientela di Mediobanca Premier potrebbe venir assimilata in un nuovo perimetro in cui confluiranno anche i clienti della digital bank di Mps, Widiba. Mentre la fascia a più alta patrimonializzazione rimarrà all’interno dei cortili di Piazzetta Cuccia, unitamente a tutto il corporate banking. In questo settore i tempi del salotto buono sono lontani

Quando Mediobanca decideva gli equilibri della finanza italiana

Un tempo, qui si decidevano gli equilibri della finanza italiana, i nuovi stabilimenti della Fiat e gli equilibri azionari nella Montecatini Edison. Oggi il 71 per cento dei prestiti sindacati in Italia è firmato da banche estere (dati Aibe). Far crescere quel 29 per cento di quota tricolore, attraverso una maggior vicinanza alle imprese italiane, è tra gli scopi che hanno sorretto l’offerta pubblica di acquisto e scambio che si è conclusa a fine estate.
Dal perimetro di Piazzetta Cuccia è destinata a uscire anche Compass, che presidia l’area dei prestiti al consumo e della finanza personale e che ha una vocazione autonoma rispetto agli altri business e più popolare. È un settore in sensibile crescita, molto redditizio. Compass, che è una dei grandi player sul mercato domestico manterrà una propria indipendenza e cercherà canali di crescita al di fuori dei confini nazionali, sia con dinamiche interne che attraverso possibili acquisizioni.

Una coppia alla guida

Finita l’assemblea di domani, si riunirà immediatamente il nuovo consiglio di amministrazione eletto. Grilli e Melzi d’Eril si metteranno subito all’opera, accelerando il lavoro nei vari cantieri che Luigi Lovaglio, amministratore delegato della capogruppo Mps, ha avviato fin dall’indomani dell’acquisizione. Alessandro Melzi d’Eril, che arriva da Anima, ha una lunga esperienza nella gestione della ricchezza. A lui dovrebbero andare tutte le deleghe operative, ma questa è una decisione che compete esclusivamente al consiglio di amministrazione che si riunirà domani, a fine mattinata. Vittorio Grilli non sarà però un presidente di campanello, secondo la definizione di un ex numero uno di Mediobanca, Cesare Geronzi. Grilli ha svolto un ruolo chiave nei mesi dell’opas, lavorando come advisor del Monte dei Paschi per conto di Jp Morgan, al fianco di Ubs e Jefferies. Conosce quindi molto bene sia Mps che la Mediobanca che andrà a presiedere. È poi manager dalle numerose relazioni, estremamente attivo, con un passato da Ragioniere generale dello Stato (2002-2005), da direttore generale del Tesoro (2005-2011) e da ministro dell’Economia e delle Finanze (2012-2013) nel governo guidato da Mario Monti. Oggi, dopo essere stato anche chairman dell’Istituto Italiano di Tecnologia, è presidente del Corporate & Investment Bank per l’area Europa, Medio Oriente e Africa della banca d’affari statunitense Jp Morgan. Un respiro internazionale per un simbolo della finanza italiana, a cui i mercati internazionali iniziano a dare fiducia dopo i mesi tormentati dell’opas. I recenti report degli analisti di Intermonte, Bank of America, Deutsche Bank, Intesa Sanpaolo-Imi e Jefferies evidenziano che il titolo Mps ha un potenziale upside molto elevato, valutando positivamente l’integrazione con Mediobanca. Se sarà vero, si inizierà a capire da domani pomeriggio.

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27 ottobre 2025 ( modifica il 27 ottobre 2025 | 11:12)